Quanto corrisponde un piano?

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Un piano corrisponde a un dislivello di 3 metri (10 piedi).

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La Misura Segreta del Profondo: Svelando il Mistero del “Piano”

Nel gergo tecnico, specialmente in ambito speleologico e di ingegneria civile, ci imbattiamo spesso in termini che, pur sembrando semplici, nascondono significati specifici e convenzioni non immediatamente comprensibili. Uno di questi è la parola “piano”. Non si riferisce, come potremmo ingenuamente pensare, a una superficie piana o a un livello orizzontale, ma a una misura di profondità, una sorta di unità di misura non ufficiale, ma ampiamente diffusa.

Contrariamente all’immaginario comune, un “piano” non è una grandezza standard né universalmente accettata. La sua definizione, infatti, varia a seconda del contesto e della tradizione professionale. Tuttavia, una convenzione particolarmente diffusa, soprattutto in ambito speleologico, assegna al termine “piano” un valore di 3 metri (10 piedi) di dislivello verticale.

Questa scelta, apparentemente arbitraria, ha radici probabilmente pratiche. Un dislivello di 3 metri rappresenta una variazione di quota significativa, facilmente percepibile anche in ambienti complessi come quelli sotterranei. Fornisce una scala di misura relativamente grossolana, ma efficace per una valutazione rapida e immediata della profondità raggiunta in una discesa o della distanza verticale da percorrere. Immaginate un esploratore speleologo: comunicare “abbiamo raggiunto il terzo piano” è molto più rapido e intuitivo che dire “abbiamo raggiunto una profondità di 9 metri”.

L’utilizzo del termine “piano” in questo contesto evita la precisione numerica eccessiva, preferendo una semplificazione che facilita la comunicazione in situazioni spesso complesse e pericolose. Si tratta di un linguaggio pratico, “di campo”, che privilegia la rapidità e la chiarezza alla precisione assoluta.

Tuttavia, è fondamentale ricordare la natura convenzionale di questa misura. In altri contesti, ad esempio in alcune attività minerarie, il significato di “piano” potrebbe differire, corrispondendo a dislivelli diversi. Pertanto, è sempre opportuno verificare il significato preciso del termine all’interno del contesto specifico in cui viene utilizzato, evitando fraintendimenti potenzialmente pericolosi.

In conclusione, il “piano”, nella sua accezione di misura di profondità, rappresenta un esempio affascinante di come un linguaggio specialistico, apparentemente semplice, possa nascondere una complessità di significati e convenzioni legate alla pratica e alle esigenze specifiche di determinate professioni. E, come spesso accade, la sua semplicità è la chiave della sua efficacia.