Come si dice in bergamasco smettila?
Basta! In bergamasco, Mocàla fò esprime con decisione la richiesta di interruzione di unazione o di un comportamento. Significa smettere, troncare, farla finita.
Mocàla Fò: Un Grido Bergamasco per la Fine di un Fastidio
La lingua bergamasca, ricca di suoni gutturali e sfumature espressive, offre un ventaglio di modi per comunicare emozioni e concetti. Tra questi, una locuzione spicca per la sua efficacia nel chiedere, a volte quasi implorare, la fine di un comportamento indesiderato: “Mocàla fò!”.
Questa espressione, traducibile con un secco “Smettila!”, non è semplicemente un equivalente dialettale. “Mocàla fò!” porta con sé una carica emotiva, una frustrazione palpabile che la rende più incisiva di un semplice “basta”. Si utilizza quando la pazienza è al limite, quando un’azione o un rumore diventano insopportabili e si desidera ardentemente che cessino immediatamente.
L’origine di questa espressione affonda le radici nella tradizione contadina bergamasca, dove la comunicazione doveva essere diretta e pragmatica. Il termine “mocàla” potrebbe derivare dal verbo “mocalà”, che significa sporcare, imbrattare. In senso figurato, potrebbe quindi indicare l’interruzione di qualcosa che “imbratta” la tranquillità o la situazione. Il “fò”, avverbio di luogo che significa “fuori”, rafforza l’imperativo di allontanare, di interrompere l’azione fastidiosa.
L’uso di “Mocàla fò!” non è sempre sinonimo di rabbia. Può essere utilizzato in modo scherzoso tra amici, quando uno sta esagerando con uno scherzo o un racconto. In questo caso, l’espressione perde parte della sua carica aggressiva e diventa un modo affettuoso per dire “dai, basta, non prenderci in giro!”.
Tuttavia, è importante usarla con cautela, soprattutto con persone che non conoscono bene il bergamasco o che potrebbero fraintendere il tono. In contesti formali o con persone di una certa età, un “basta” in italiano potrebbe essere più appropriato.
“Mocàla fò!” è quindi più di una semplice traduzione di “Smettila!”. È un concentrato di cultura bergamasca, un grido di insofferenza che rivela la forza e la vivacità di un dialetto ancora profondamente radicato nel cuore della sua gente. È un’esortazione, un avvertimento, una richiesta disperata di silenzio o di interruzione. È, in definitiva, un’espressione che racchiude in poche sillabe tutta l’energia e la schiettezza del carattere bergamasco. E la dice lunga, senza bisogno di tante parole.
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