Quanto si vive con la disfagia?

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La disfagia non diagnosticata interessa l80-95% dei pazienti. Laspirazione, una conseguenza grave, può portare alla polmonite e rappresenta un fattore di rischio di mortalità: il 43% dei pazienti disfagici che aspirano muore entro un anno.

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La Disfagia: Un Killer Silenzioso che Accorcia la Vita e Richiede Attenzione Immediata

La disfagia, la difficoltà a deglutire, è un problema di salute che spesso viene sottovalutato, nonostante le sue potenziali conseguenze devastanti. Sebbene possa sembrare un inconveniente minore, l’incapacità di alimentarsi e idratarsi correttamente, e il rischio di aspirazione, rendono la disfagia una condizione che impatta drasticamente sulla qualità e sulla durata della vita.

Le statistiche, in questo senso, sono allarmanti. Sorprendentemente, si stima che tra l’80 e il 95% dei pazienti affetti da disfagia non riceva una diagnosi tempestiva. Questo “killer silenzioso” opera nell’ombra, minando lentamente la salute dei soggetti colpiti, soprattutto anziani, persone con patologie neurologiche come l’ictus o il morbo di Parkinson, e pazienti oncologici.

Il vero pericolo della disfagia risiede nell’aspirazione, ovvero il passaggio involontario di cibo o liquidi nelle vie respiratorie anziché nell’esofago. Questo evento, apparentemente banale, può innescare una catena di eventi pericolosi. L’aspirazione cronica o ripetuta può condurre allo sviluppo di polmonite ab ingestis, una grave infezione polmonare che spesso richiede il ricovero ospedaliero e un trattamento aggressivo.

Ed è proprio la polmonite da aspirazione a rappresentare un fattore di rischio di mortalità significativamente elevato. Studi hanno dimostrato che ben il 43% dei pazienti disfagici che aspirano muore entro un anno dalla diagnosi. Questa cifra sconvolgente sottolinea l’urgenza di un intervento precoce e mirato.

Ma cosa si può fare per contrastare questa minaccia silenziosa e allungare la vita dei pazienti disfagici? La risposta risiede in una maggiore consapevolezza, una diagnosi precoce e un trattamento multidisciplinare.

La Consapevolezza: È fondamentale educare la popolazione, i familiari e gli operatori sanitari sui segni e sintomi della disfagia. Tosse durante o dopo i pasti, sensazione di cibo bloccato in gola, voce rauca, polmoniti ricorrenti e perdita di peso inspiegabile sono tutti campanelli d’allarme da non sottovalutare.

La Diagnosi Precoce: Una volta sospettata la disfagia, è cruciale rivolgersi a un medico specialista, come un otorinolaringoiatra o un gastroenterologo, che potrà effettuare una valutazione approfondita attraverso esami specifici come la videofluoroscopia della deglutizione (VFS) o la fibrolaringoscopia con valutazione endoscopica della deglutizione (FEES). Questi esami permettono di visualizzare il processo di deglutizione in tempo reale e di identificare eventuali anomalie.

Il Trattamento Multidisciplinare: Una volta diagnosticata la disfagia, è essenziale un approccio terapeutico personalizzato, che coinvolga diversi professionisti sanitari, tra cui logopedisti, nutrizionisti e medici specialisti. Il trattamento può includere esercizi di riabilitazione della deglutizione, modifiche della consistenza degli alimenti e dei liquidi, e, in alcuni casi, l’inserimento di un sondino naso-gastrico o di una PEG (gastrostomia endoscopica percutanea) per garantire un’adeguata nutrizione e idratazione.

In conclusione, la disfagia è una condizione seria che può accorciare drasticamente la vita dei pazienti se non viene diagnosticata e trattata tempestivamente. Investire nella consapevolezza, nella diagnosi precoce e in un trattamento multidisciplinare è fondamentale per migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza dei pazienti affetti da disfagia, trasformando un potenziale “killer silenzioso” in una condizione gestibile e controllabile. Non sottovalutare i segnali, agire prontamente può fare la differenza tra la vita e la morte.