Chi soffre di acido urico può mangiare i calamari?

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Calamari, seppie e polipi sono alimenti sconsigliati per chi soffre di iperuricemia, a causa dellelevato contenuto di purine, che contribuiscono ad aumentare i livelli di acido urico nel sangue. È preferibile limitarne o evitarne il consumo.

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Calamari e iperuricemia: un rapporto delicato da gestire

L’iperuricemia, condizione caratterizzata da un elevato livello di acido urico nel sangue, richiede una dieta attenta e controllata. Molti alimenti, per il loro contenuto di purine, possono peggiorare la situazione, causando o esacerbando sintomi come gotta e calcoli renali. Tra questi, si annovera una famiglia di molluschi particolarmente apprezzata in cucina: calamari, seppie e polipi. Ma quanto è fondata la preoccupazione per chi soffre di iperuricemia?

La risposta, purtroppo, non è rassicurante. Calamari, seppie e polipi, pur essendo ricchi di proteine di alta qualità e di altri nutrienti benefici, contengono una quantità significativa di purine. Queste sostanze, una volta metabolizzate dall’organismo, producono acido urico. In individui con iperuricemia, l’organismo già fatica ad eliminare efficacemente l’acido urico prodotto normalmente, e l’apporto addizionale derivante dal consumo di questi cefalopodi può sovraccaricare il sistema, portando ad un aumento dei livelli ematici di acido urico e, di conseguenza, a un peggioramento dei sintomi.

Non si tratta di una condanna a morte per gli amanti del pesce, ma di una necessità di moderazione e consapevolezza. Eliminare completamente calamari, seppie e polipi dalla dieta potrebbe non essere sempre necessario, ma è fondamentale limitarne il consumo. Un approccio responsabile prevede la riduzione delle porzioni e la scelta di un consumo non frequente, magari alternandoli ad altre fonti proteiche a basso contenuto di purine come il pesce bianco magro (merluzzo, sogliola) o il pollo.

È importante sottolineare che ogni organismo reagisce in modo diverso. Ciò che per una persona può essere tollerato, per un’altra potrebbe scatenare un’impennata dei livelli di acido urico. Pertanto, la consulenza di un medico o di un dietologo specializzato in patologie metaboliche è fondamentale per stabilire un piano alimentare personalizzato che tenga conto delle esigenze individuali e del grado di iperuricemia. Monitorare i livelli di acido urico attraverso esami del sangue regolari è altrettanto importante per valutare l’efficacia delle scelte alimentari.

In conclusione, mentre non è necessario bandire completamente calamari, seppie e polipi dalla dieta di chi soffre di iperuricemia, è cruciale approcciarsi al loro consumo con moderazione e consapevolezza, preferibilmente sotto la guida di un professionista sanitario. Un equilibrio attento tra gusto e salute è possibile, a patto di saper gestire con attenzione l’apporto di purine.