Chi ha i 24 CFU deve prendere anche i 60?

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La riforma del 28 giugno 2022 introduce, per labilitazione allinsegnamento secondario, un percorso di 60 CFU, sostituendo quello precedente da 24 CFU. La data di entrata in vigore del nuovo percorso abilitante è ancora da definire con precisione, ma è attesa a breve.

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24 CFU: un passato prossimo? La svolta dei 60 CFU per l’abilitazione all’insegnamento

La riforma del 28 giugno 2022 ha introdotto un profondo cambiamento nel panorama della formazione per l’insegnamento secondario, segnando la fine di un’era e l’inizio di una nuova. Il fulcro di questa trasformazione risiede nel passaggio dai 24 CFU ai 60 CFU per l’abilitazione all’insegnamento. Ma cosa significa concretamente questo cambiamento e quali sono le implicazioni per chi ha già conseguito i 24 CFU?

La risposta, purtroppo, non è semplice e richiede un’analisi attenta del contesto. Il decreto del 28 giugno ha di fatto superato il precedente percorso formativo da 24 CFU, rendendolo, a tutti gli effetti, obsoleto. La data precisa di entrata in vigore del nuovo percorso da 60 CFU è ancora in attesa di definizione ufficiale, generando un comprensibile stato di incertezza tra i docenti e i futuri docenti. Questa lacuna temporale, tuttavia, non deve essere interpretata come una proroga di validità dei vecchi 24 CFU.

La transizione è ineluttabile. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiaramente indicato la volontà di elevare il livello di formazione per gli insegnanti, puntando su un percorso più strutturato e completo. I 60 CFU rappresentano, quindi, un investimento maggiore in termini di tempo e impegno, ma anche una garanzia di una preparazione più solida e aggiornata alle esigenze del sistema scolastico attuale.

La domanda chiave, quindi, non è se chi ha i 24 CFU deve prendere anche i 60, ma dovrà. La risposta è affermativa, anche se la modalità di integrazione e l’eventuale riconoscimento di crediti formativi precedentemente acquisiti restano ancora da definire nei dettagli attuativi del decreto. È probabile che si aprano percorsi di integrazione, ma la necessità di raggiungere il totale di 60 CFU sembra imprescindibile per accedere alle graduatorie di istituto e alle procedure di assunzione.

In questo periodo di transizione, la prudenza consiglia ai possessori di 24 CFU di attenzionare attentamente gli sviluppi normativi e le comunicazioni ufficiali del Ministero. Informarsi sulle modalità di aggiornamento, sulle eventuali procedure di riconoscimento dei crediti e sulle tempistiche di attivazione dei corsi integrativi è fondamentale per pianificare al meglio il proprio percorso professionale. L’incertezza del momento non deve trasformarsi in immobilismo, ma in un’occasione per prepararsi al meglio al futuro, garantendosi una formazione all’altezza delle sfide della scuola di oggi e di domani. Il passaggio dai 24 ai 60 CFU rappresenta, in definitiva, un investimento sul futuro della professione docente, un’opportunità per rafforzare le competenze e migliorare la qualità dell’insegnamento.