Come si dice in calabrese buongiorno?

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In Calabria, linfluenza greca, sia classica che bizantina, ha lasciato tracce linguistiche. Buongiorno si può rendere con Calimera o Calòs Pinakès (Bella Vista), derivante dal greco kalimerakalimerabuongiorno e kalòs pinakès. Altri termini di origine greca includono Cannavò (grigio) e Contarato (sarmato di asta).

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Oltre il “Buongiorno”: Un Viaggio Linguistico nella Calabria Greca

La Calabria, terra di storia millenaria e di paesaggi mozzafiato, custodisce gelosamente un patrimonio linguistico ricco e stratificato, un mosaico di dialetti che riflettono la complessa trama delle sue influenze culturali. Tra queste, quella greca, sia classica che bizantina, è indubbiamente una delle più incisive, lasciando tracce indelebili nel lessico e nella fonetica di molte aree regionali. Un semplice “Buongiorno”, ad esempio, si trasforma in un’esperienza linguistica ben più ampia e suggestiva di quanto si possa immaginare.

Dimenticate il semplice “Buongiorno” italiano: in Calabria, la parola “mattina” può essere salutata con un caldo e inaspettato “Calimera”. Questo termine, di inequivocabile origine greca (καλημέρα, kaliméra), è ampiamente diffuso, un eco persistente del passato che riecheggia tra i vicoli dei borghi antichi e sulle terrazze affacciate sul mare. Ma la ricchezza linguistica calabrese non si limita a questa semplice traslitterazione.

Un saluto più elaborato, e forse meno conosciuto, è “Calòs Pinakès”, che significa letteralmente “Bella Vista”. Derivante dall’espressione greca kalòs pinakès, questo saluto trascende la semplice formula di cortesia, trasmettendo un’immagine evocativa di bellezza paesaggistica, tipica delle suggestive panoramiche che caratterizzano la regione. È un augurio di giornata serena, arricchito da una nota di poesia e di profondo legame con la terra.

L’utilizzo di “Calimera” o “Calòs Pinakès” non è solo una questione di dialetto, ma rappresenta un vero e proprio atto di identità culturale. È un modo per preservare un legame con le radici, per celebrare un patrimonio linguistico che rischia di perdersi nel tempo. Queste espressioni, insieme ad altri termini di origine greca come “Cannavò” (grigio) e “Contarato” (sarmato di asta), sono frammenti di un mosaico linguistico che ci racconta di epoche passate, di scambi culturali e di una storia complessa e affascinante.

Studiare questi termini non è solo un esercizio di filologia, ma un’opportunità per apprezzare la straordinaria ricchezza e la vivace vitalità della cultura calabrese. Ogni saluto, ogni parola, diventa un piccolo frammento di una storia più grande, un invito ad immergersi nella bellezza e nella complessità di una terra che custodisce gelosamente la sua identità, parola dopo parola.