Quante possibilità ci sono di diventare professore universitario?

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La carriera accademica universitaria prevede diverse fasi, culminanti nella posizione di professore ordinario. Questi livelli si raggiungono superando specifici concorsi pubblici: dottorato, ricercatore, professore associato.
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Il Sentiero Spinoso ma Ricco di Ricompensè: Diventare Professore Universitario in Italia

Diventare professore universitario in Italia è un traguardo ambizioso, il culmine di un percorso lungo, competitivo e spesso impervio. L’immagine romantica del docente intento a illuminare le menti dei giovani con la sua sapienza è, in realtà, sorretta da una solida struttura meritocratica, ma anche da un’elevata dose di determinazione e resilienza. Quanti sono, dunque, i candidati che riescono a raggiungere la vetta, ottenendo la prestigiosa posizione di professore ordinario? La risposta, purtroppo, non è un numero preciso, ma una probabilità legata a variabili complesse e spesso imprevedibili.

Il percorso, come noto, si articola in diverse fasi, ognuna caratterizzata da selezioni rigorose e concorsi pubblici estremamente competitivi. Il dottorato di ricerca, primo gradino fondamentale, rappresenta già una selezione: solo i migliori studenti, con una solida preparazione e un’attitudine alla ricerca dimostrata, riescono a completare il percorso con successo. Ma il dottorato è solo l’inizio.

Segue la fase del ricercatore a tempo determinato (RTDa) o di altre posizioni di tipo precario, un periodo spesso caratterizzato da contratti a progetto di durata limitata e mobilità geografica. Questo è un periodo cruciale, in cui il candidato deve dimostrare non solo capacità di ricerca di alto livello, ma anche di pubblicazione su riviste internazionali di prestigio, di partecipazione a progetti finanziati e di conseguimento di finanziamenti esterni. È una sorta di “gavetta” scientifica, in cui la competizione è feroce e il tasso di successo nel passaggio alla fase successiva è relativamente basso. Molti, purtroppo, rimangono intrappolati in questo limbo precario, senza riuscire a progredire verso la carriera universitaria stabile.

Superata questa fase, si arriva al concorso per professore associato, un ulteriore banco di prova che richiede una comprovata esperienza di ricerca, un curriculum di pubblicazioni di altissimo livello e la capacità di dimostrare una solida capacità didattica. Anche qui, il numero di posti disponibili è spesso inferiore al numero di candidati altamente qualificati, rendendo la competizione estremamente serrata.

Infine, il culmine del percorso: il concorso a professore ordinario. Questa è la fase più selettiva, in cui vengono valutate non solo le pubblicazioni scientifiche, ma anche la direzione di progetti di ricerca, la capacità di coordinamento di gruppi di lavoro, l’attività di mentoring e la leadership accademica in generale. Il successo in questo concorso rappresenta l’apice della carriera, ma il percorso è lastricato di ostacoli e la probabilità di raggiungere questo traguardo è, oggettivamente, limitata.

Quindi, quante possibilità ci sono? Non esiste una risposta quantitativa precisa. Dipende da fattori quali il settore scientifico di riferimento (alcune aree sono più competitive di altre), la qualità della ricerca prodotta, la capacità di networking, una buona dose di fortuna e, indiscutibilmente, un’eccezionale tenacia. La carriera accademica è un percorso di maratona, non di sprint, che richiede una passione incondizionata per la ricerca e la capacità di affrontare le inevitabili frustrazioni con resilienza e determinazione. Solo chi possiede queste qualità ha la reale possibilità di percorrere con successo questo sentiero spinoso ma ricco di gratificazioni intellettuali e accademiche.