Che reddito ha il ceto medio?

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Nel 2022, oltre 1,8 milioni di persone nel Mezzogiorno vivevano in grave deprivazione, contro l1,6% del Nord-Est. Il reddito familiare medio annuo nel 2021 era di circa 33.800 euro, ma il 50% delle famiglie percepiva meno di 27.000 euro, evidenziando una significativa disparità economica.

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Il fantasma del “ceto medio”: un’analisi della precarietà economica in Italia

Definire il “ceto medio” in Italia oggi è un’impresa ardua, un’operazione che si scontra con una realtà economica frammentata e profondamente diseguale. La semplice media del reddito familiare annuo, attestatasi attorno ai 33.800 euro nel 2021, offre un’immagine distorta e fuorviante della situazione reale. Questo dato, infatti, maschera una profonda disparità che rende la stessa nozione di “ceto medio” quasi un’illusione.

La cifra di 33.800 euro rappresenta una media aritmetica, che non tiene conto della distribuzione effettiva della ricchezza. La realtà è che il 50% delle famiglie italiane percepisce un reddito inferiore a 27.000 euro annui, un dato che dipinge un quadro ben più preoccupante. Questo significa che una larga fetta della popolazione si trova a fronteggiare difficoltà economiche crescenti, costantemente a rischio di scivolare al di sotto della soglia di povertà.

La disparità territoriale, poi, aggrava ulteriormente la situazione. Il divario Nord-Sud si manifesta in tutta la sua drammaticità nel dato sconcertante di oltre 1,8 milioni di persone nel Mezzogiorno che nel 2022 vivevano in grave deprivazione materiale e sociale, a fronte dell’1,6% del Nord-Est. Questo non solo evidenzia una profonda iniquità nella distribuzione delle risorse, ma anche una discrepanza significativa nelle opportunità di sviluppo e crescita economica tra le diverse aree del Paese.

La precarietà del lavoro, la crescente inflazione e l’aumento dei costi energetici contribuiscono ad erodere ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo sempre più difficile per quelle con redditi inferiori a 27.000 euro arrivare a fine mese. La difficoltà non risiede solo nella scarsità di risorse, ma anche nell’incertezza del futuro: la mancanza di stabilità lavorativa e la difficoltà di accedere a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione di qualità rappresentano fattori aggravanti la condizione di vulnerabilità di questa ampia fascia di popolazione.

In conclusione, parlare di “ceto medio” in Italia richiede una riflessione critica che vada oltre le semplici medie statistiche. La realtà è che una consistente parte della popolazione vive in una condizione di precarietà economica, minacciata da una costante insicurezza e da una profonda disparità territoriale. Affrontare questa sfida richiede politiche sociali mirate, investimenti nell’istruzione e nella formazione professionale, e una ridistribuzione più equa delle risorse, per garantire un futuro dignitoso a tutte le famiglie italiane. Solo così si potrà iniziare a tracciare un percorso che porti ad una società più giusta e inclusiva, superando il fantasma di un “ceto medio” sempre più evanescente.