Come capire se un vino è ancora buono?

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Un vino alterato mostra opacità o torbidità, anomalie di colore, eventuali bollicine anomale. Lolfatto rivela sentori di aceto, ossidazione o riduzione, mentre il gusto conferma la degradazione. Se uno o più di questi segnali sono presenti, il vino probabilmente non è più buono.

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Oltre il Tappo: Come Decifrare i Segni del Tempo in un Vino

Il vino, liquido magico capace di raccontare storie di terroir e di vendemmie, è anche un prodotto vivo, soggetto al trascorrere del tempo. Mantenere la sua integrità, la sua freschezza e il suo carattere originario richiede attenzione e, a volte, un occhio esperto per riconoscerne la fine del ciclo vitale. Ma come capire se un vino, celato nella sua bottiglia, è ancora degno di essere gustato o se, invece, il tempo ha fatto il suo corso?

L’analisi sensoriale, un’arte antica quanto la vinificazione stessa, ci offre gli strumenti necessari. Non serve essere sommelier per distinguere un vino in perfetta forma da uno alterato; basta un’attenta osservazione, un naso curioso e un palato vigile.

Iniziamo con l’aspetto. Un vino in buona salute si presenta limpido e brillante, con un colore coerente con la sua varietà e la sua età. Un’opacità, una torbidità anomala, o un colore inaspettatamente spento o sbiadito sono campanelli d’allarme. Anche la presenza di sedimenti, se eccessiva e non prevista per il tipo di vino, può indicare un’alterazione. Nel caso dei vini spumanti, un’effervescenza eccessiva o, al contrario, una totale mancanza di bollicine, suggeriscono un problema.

Successivamente, mettiamo alla prova il nostro olfatto. Un vino sano sprigiona aromi complessi e gradevoli, caratteristici del suo vitigno e della sua maturazione. Se invece percepiamo sentori pungenti di aceto, odori rancidi di ossidazione (ricordando il sherry ossidato, ma in modo negativo), o note di riduzione (odori di uova marce, spesso in vini bianchi), è un chiaro segnale che qualcosa non va. Questi difetti olfattivi spesso anticipano un gusto sgradevole.

Infine, il gusto. Se l’aspetto e l’olfatto hanno suscitato dubbi, il palato confermerà la diagnosi. Un vino alterato presenterà un gusto piatto, sgradevole, acidulo o addirittura amaro, con note di ossidazione o riduzione ben percepibili. La sua struttura sarà probabilmente compromessa, con una perdita di freschezza e di complessità aromatica.

È importante ricordare che alcuni cambiamenti, come la formazione di un leggero deposito, possono essere naturali e non indicare necessariamente un difetto. Tuttavia, se si presenta una combinazione di anomalie nell’aspetto, nell’olfatto e nel gusto, la conclusione è chiara: il vino ha superato il suo momento migliore e non è più adatto al consumo. In questo caso, è meglio lasciarlo riposare in pace, ricordando che anche la fine del ciclo di vita di un vino può essere un’occasione per imparare e apprezzare la sua complessa evoluzione.