Cosa assomiglia alla grappa?

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È possibile che il viaggiatore veneziano si riferisse allArak, un distillato mediorientale simile alla Grappa, ottenuto dalla distillazione del vino e aromatizzato con semi di anice.

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L’ombra dell’Arak: un’ipotesi sul “simile alla Grappa” del viaggiatore veneziano

La storia delle bevande alcoliche è un labirinto intricato, un dedalo di influenze reciproche e contaminazioni culturali. Spesso, un semplice riferimento, una vaga descrizione, può aprire scenari interpretativi affascinanti. Prendiamo ad esempio il caso di un ipotetico viaggiatore veneziano del XVII secolo, che nel suo diario annotasse di aver assaggiato una bevanda “simile alla Grappa”. Questa generica similitudine, apparentemente insignificante, solleva una serie di domande e apre la strada a possibili ipotesi. Cosa poteva aver assaggiato il nostro viaggiatore?

La Grappa, distillato italiano per antonomasia, ricavato dalle vinacce, possiede un carattere unico, determinato dalle varietà di uve utilizzate e dalle tecniche di distillazione. Definire un’altra bevanda “simile” presuppone una condivisione di caratteristiche organolettiche: un certo grado alcolico, un profilo aromatico deciso, possibilmente una nota pungente. Le opzioni, a seconda del percorso geografico del viaggiatore, sono numerose, ma una in particolare cattura l’attenzione: l’Arak.

L’Arak, distillato diffuso in tutto il Medio Oriente, dall’Egitto al Libano, presenta indubbie somiglianze con la Grappa, pur mantenendo una personalità ben distinta. Entrambi sono ottenuti dalla distillazione di un materiale di base fermentato, nel caso dell’Arak, spesso melassa o succo di uva, a cui vengono poi aggiunti aromi, principalmente semi di anice. Quest’ultimo elemento, contribuisce a creare un profilo aromatico dolce e speziato, che si discosta dalla tipicità rustica e talvolta selvatica della Grappa.

La presenza dell’anice nell’Arak non esclude una possibile similitudine con la Grappa agli occhi di un veneziano del XVII secolo. L’anice, infatti, era una spezia nota e apprezzata in Europa già da tempo e la sua presenza non avrebbe necessariamente impedito al viaggiatore di riconoscere una parentela strutturale tra le due bevande. La forza alcolica, il processo di distillazione e la provenienza dal processo di fermentazione del vino o di materiali zuccherini potrebbero aver creato una percezione di familiarità per il palato del veneziano, spingendolo a quella definizione generica, ma significativa, di “simile alla Grappa”.

La nostra ipotesi, dunque, non è una certezza, ma una possibile ricostruzione basata su elementi storici e organolettici. La storia del nostro ipotetico viaggiatore e la sua esperienza con l’Arak rimangono avvolte nel velo del mistero, ma la semplice annotazione nel suo diario ci offre uno spunto per esplorare le connessioni spesso inaspettate tra le culture e le loro tradizioni, attraverso il linguaggio universale del gusto. La similitudine, dunque, non è una coincidenza, ma una traccia da seguire per svelare i meandri del commercio, delle relazioni diplomatiche e degli scambi culturali che hanno plasmato il panorama enologico del mondo.