Cosa mangiare a San Francesco?
San Francesco dAssisi seguiva una dieta umile e popolare a base di pane, fette biscottate e cereali, integrati da erbe e verdure selvatiche. Nonostante la sua estrazione benestante, consumava occasionalmente uova, formaggi, pesce, carni bianche e dolci.
Il Piatto di San Francesco: Tra Umiltà e Sapori Umbri
San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà e amore universale, ci lascia in eredità non solo un messaggio spirituale potente, ma anche un’interessante riflessione sulla gastronomia del suo tempo. La sua dieta, specchio della sua profonda umiltà e della vita semplice che predicava, ci offre uno spunto di riflessione sulla genuinità del cibo e sul suo legame con la terra. Lontano da fastose tavole imbandite, il Santo di Assisi seguiva un regime alimentare sobrio, ma non per questo privo di gusto e varietà.
La base della sua alimentazione era costituita da cibi semplici e facilmente reperibili: pane, rigorosamente di grano duro, cotto in forni a legna e probabilmente di sapore rustico e intenso; fette biscottate, ideali per essere conservate e consumate durante i lunghi viaggi; e cereali, come orzo e farro, fonte di energia per la sua intensa attività missionaria. Le erbe selvatiche, raccolte nei campi e nelle colline umbre, arricchivano i suoi piatti con aromi e proprietà benefiche, donando un tocco di sapore selvatico e genuino. Immaginiamo un’insalata di cicorie selvatiche e finocchio selvatico, condita con un filo d’olio extravergine d’oliva, o un minestrone di legumi arricchito da erbe aromatiche come maggiorana e timo.
Nonostante la sua scelta di vita votata alla povertà, la tavola di San Francesco non era del tutto priva di elementi di maggiore consistenza. Occasionalmente, infatti, consumava uova, fresche e di provenienza locale, formaggi di pecora o capra, dal sapore deciso e aromatico, tipici dell’Umbria. Il pesce, proveniente dai fiumi e dai laghi della regione, completava il suo regime alimentare, apportando preziose proteine. Anche carni bianche, come pollo o coniglio, probabilmente allevati in piccoli poderi, erano presenti nel suo menu, seppur con moderazione.
Infine, un dolce, semplice e genuino, concludeva a volte i suoi pasti: una focaccia dolce aromatizzata con miele, oppure un semplice biscotto all’acqua e zucchero, per un tocco di conforto e di serenità.
Ricreare oggi il “piatto di San Francesco” significa riscoprire il gusto autentico degli ingredienti, la semplicità della preparazione e la consapevolezza del legame tra cibo e natura. Non si tratta solo di replicare una dieta del XIII secolo, ma di abbracciarne lo spirito: la sobrietà, la gratitudine per il dono del cibo e il rispetto per la terra che lo produce. Un invito, dunque, a riscoprire il sapore vero e semplice della cucina umile e autentica, capace di nutrire non solo il corpo, ma anche l’anima.
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