Perché si paga il servizio al ristorante?

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Nei tempi medievali, il coperto non rappresentava il servizio a tavola, bensì il diritto di sosta al coperto offerto da locande e osterie ai viaggiatori e pellegrini che consumavano i propri cibi. Era dunque un compenso per lospitalità e lo spazio concesso.

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Dal diritto di sosta al costo del servizio: l’evoluzione del “coperto” al ristorante

Oggi, il “coperto” è una voce quasi onnipresente sul conto del ristorante, spesso fonte di perplessità e dibattito tra i commensali. Ma cosa paghiamo esattamente quando ci viene addebitato questo importo? E da dove nasce questa usanza? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le sue origini non risiedono nella remunerazione del servizio a tavola, ma affondano le radici in un’epoca ben più lontana, nel Medioevo.

In quel periodo, locande e osterie offrivano riparo e ristoro ai viaggiatori e ai pellegrini che percorrevano lunghe distanze. Spesso, questi viandanti portavano con sé le proprie provviste, necessitando solo di un luogo sicuro e protetto dove consumare il pasto. Il “coperto”, in questo contesto, non rappresentava il servizio offerto dall’oste, bensì il diritto di sosta al coperto, ovvero la possibilità di usufruire dello spazio e dell’ospitalità della locanda. Era un compenso per il riparo dalle intemperie, per l’utilizzo del tavolo e delle sedie, e per la sicurezza garantita dall’oste. Si trattava quindi di un pagamento per l’accesso a un luogo fisico e alla sua relativa protezione, più che per un servizio vero e proprio.

Con l’evoluzione delle osterie in ristoranti e con la progressiva affermazione del servizio di ristorazione come lo conosciamo oggi, il significato originale del “coperto” si è lentamente trasformato. Il cibo non è più portato da fuori, ma preparato e servito dal personale del locale. Il “coperto” ha quindi iniziato ad includere una serie di servizi accessori, come l’apparecchiatura della tavola, il pane, l’acqua, a volte un piccolo antipasto. In alcuni casi, può rappresentare anche un contributo per le spese generali del locale.

Tuttavia, la trasformazione del concetto di “coperto” non è stata priva di ambiguità. La mancanza di una definizione chiara e univoca di cosa includa questo costo ha generato nel tempo non poche controversie. Spesso, i clienti percepiscono il “coperto” come un’aggiunta ingiustificata al conto, soprattutto quando il servizio non è all’altezza delle aspettative o quando l’importo appare sproporzionato rispetto a quanto offerto. Questa ambiguità alimenta la necessità di una maggiore trasparenza da parte dei ristoratori, che dovrebbero specificare chiaramente cosa comprende il costo del “coperto”, evitando così fraintendimenti e contribuendo a una maggiore consapevolezza da parte del consumatore.

In definitiva, il “coperto”, da antico diritto di sosta, si è evoluto in una voce complessa del conto del ristorante, riflettendo la trasformazione del settore della ristorazione nel corso dei secoli. La sua natura ambigua richiede però maggiore chiarezza e trasparenza, al fine di garantire una corretta informazione al cliente e un rapporto di fiducia tra ristoratore e commensale.