Quali sono le durezze del vino?

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Il gusto di un vino dipende dallequilibrio tra le sue componenti. Le parti morbide come zuccheri, alcol e polialcoli si contrastano con quelle dure come acidi, tannini e minerali. Questo equilibrio determina la piacevolezza e la complessità del vino.
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L’armonia del contrasto: la durezza e la morbidezza nel vino

Il vino, un’alchimia di sapori e sensazioni, non è semplicemente la somma delle sue parti, ma un delicato equilibrio tra componenti contrapposte. Questo gioco di contrasti, tra la morbidezza avvolgente e la durezza stimolante, definisce la sua piacevolezza, la sua complessità e, in ultima analisi, la sua identità.

Parlare di “durezza” nel vino non significa certo riferirsi alla sua consistenza fisica. Si tratta piuttosto di una percezione sensoriale, una sensazione tattile che si avverte in bocca, legata alla presenza di determinate sostanze. Queste componenti “dure” sono principalmente:

  • Acidi: responsabili della freschezza e della vivacità del vino, percepiti come una piacevole sensazione di pizzicore sulla lingua. L’acidità contribuisce anche alla longevità del vino, agendo da conservante naturale. Acidi come il tartarico, il malico e il citrico sono presenti in quantità variabili a seconda del vitigno, del clima e delle tecniche di vinificazione.

  • Tannini: composti polifenolici che donano al vino astringenza, quella sensazione di “secchezza” che fa “tirare” le gengive. I tannini si trovano principalmente nelle bucce, nei vinaccioli e nei raspi dell’uva, e sono più presenti nei vini rossi, soprattutto quelli ottenuti da uve con bucce spesse. Contribuiscono alla struttura e alla complessità del vino, garantendone anche un buon potenziale di invecchiamento.

  • Sali minerali: derivanti dal terreno in cui crescono le viti, i sali minerali conferiscono al vino sapidità e contribuiscono alla sua struttura. La loro percezione è più sottile rispetto a quella di acidi e tannini, ma contribuisce in modo significativo alla complessità e all’eleganza del vino, donandogli una sorta di “spina dorsale” gustativa.

A bilanciare queste componenti “dure” intervengono le componenti “morbide”:

  • Zuccheri: responsabili della dolcezza percepita. Nei vini secchi, gli zuccheri sono presenti in quantità minime, residuo della fermentazione alcolica. Nei vini dolci, invece, la loro concentrazione è più elevata, conferendo al vino una maggiore rotondità e morbidezza.

  • Alcol: contribuisce alla sensazione di calore e di corpo del vino. Un’elevata gradazione alcolica può aumentare la percezione di morbidezza, ma un eccesso può risultare sgradevole, mascherando gli altri aromi e sapori.

  • Polialcoli: come la glicerina, contribuiscono alla viscosità e alla sensazione di pienezza in bocca, aumentando la percezione di morbidezza e rotondità.

L’arte del viticoltore e dell’enologo sta proprio nel trovare il giusto equilibrio tra queste forze contrapposte. Un vino armonico non è né troppo duro né troppo morbido, ma presenta un’integrazione perfetta tra le sue componenti, offrendo un’esperienza sensoriale complessa e appagante. La “durezza” non è quindi un difetto, ma una caratteristica fondamentale che, ben bilanciata, contribuisce alla struttura, alla longevità e all’eleganza del vino.