Quanto ci vuole per aprire un bar?
Linvestimento per aprire un bar oscilla tra i 20.000 euro per un franchising e i 150.000 euro per un locale indipendente. È obbligatoria la Partita IVA, con codice ATECO 56.30.00 per la sola somministrazione di bevande, o 56.50.11 se si offrono anche alimenti.
Aprire un bar: un investimento a due facce, tra sogni e bilanci
Aprire un bar: un sogno imprenditoriale antico quanto il piacere di un buon caffè in compagnia. Ma dietro la romantica immagine di un locale accogliente e brulicante di vita, si cela una realtà complessa, fatta di investimenti, burocrazia e strategia di mercato. Quanto costa realmente trasformare questa aspirazione in realtà? La risposta, come spesso accade, non è semplice e varia considerevolmente a seconda di diversi fattori.
L’investimento iniziale per aprire un bar può oscillare in un range piuttosto ampio, con un minimo di circa 20.000 euro e un massimo che può superare i 150.000 euro. Questa forbice così ampia è determinata da una serie di elementi cruciali che influenzano sensibilmente il budget complessivo.
Un fattore determinante è la scelta tra franchising e locale indipendente. Optare per un franchising, pur comportando una quota di ingresso, offre vantaggi significativi in termini di brand recognition, supporto gestionale e accesso a forniture a prezzi competitivi. Questo spiega la fascia bassa dell’investimento, che si aggira attorno ai 20.000 euro, comprendendo però spesso solo l’affiliazione e una parte degli arredi. Rimangono a carico dell’affiliato, infatti, le spese di locazione, ristrutturazione e arredamento del locale.
Al contrario, aprire un bar indipendente richiede un investimento iniziale considerevolmente maggiore, arrivando anche a 150.000 euro e oltre. Questa cifra comprende non solo l’arredamento, ma anche le spese di ristrutturazione (spesso necessarie per adeguare il locale alle normative igienico-sanitarie), l’acquisto di attrezzature (macchine per il caffè, frigoriferi, banconi, ecc.), le licenze e i permessi, e una cospicua riserva di cassa per coprire le spese operative dei primi mesi, un periodo solitamente critico per qualsiasi nuova attività. A questo si aggiunge la necessità di un piano marketing efficace per attirare la clientela.
Un altro aspetto fondamentale da considerare è l’attività effettivamente svolta. La scelta del codice ATECO, infatti, influenza sia l’aspetto fiscale che quello burocratico. Il codice 56.30.00 identifica la sola somministrazione di bevande, mentre il 56.50.11 include anche la somministrazione di alimenti, con un conseguente aumento dei costi, legati all’acquisto di materie prime, attrezzature per la cucina e, possibilmente, personale qualificato.
In conclusione, aprire un bar richiede una pianificazione accurata e un’analisi dettagliata dei costi, che devono essere valutati caso per caso in base a diversi parametri: la location, la tipologia di locale, la scelta di franchising o attività indipendente e, naturalmente, l’ambizione imprenditoriale. Oltre all’investimento iniziale, è fondamentale prevedere un’adeguata pianificazione finanziaria per gestire le spese operative e garantire la sostenibilità del business nel lungo periodo. Il sogno di un bar di successo richiede non solo passione, ma anche una solida base economica e un piano aziendale ben definito.
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