Quali sono i limiti presenti nelle forme di welfare?

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Nel 2025, i fringe benefit godranno di unesenzione fiscale fino a 1.000 euro per la maggior parte dei lavoratori. Limporto esente raddoppia a 2.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico.

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I limiti del welfare: tra universalità, sostenibilità e nuove esenzioni

Il welfare state, per quanto fondamentale per garantire un livello minimo di benessere e coesione sociale, si scontra costantemente con limiti strutturali e congiunturali. L’aumento della spesa pubblica, legato all’invecchiamento della popolazione e all’ampliamento dei bisogni sociali, pone interrogativi sulla sua sostenibilità a lungo termine. La complessità burocratica, spesso associata all’erogazione dei servizi, può generare inefficienze e rallentamenti, limitando l’accesso effettivo alle prestazioni da parte dei cittadini. Inoltre, la frammentazione delle politiche di welfare, tra diverse istituzioni e livelli di governo, rischia di creare disuguaglianze territoriali e difficoltà di coordinamento.

Un ulteriore limite riguarda la capacità del welfare di adattarsi alle nuove forme di lavoro e alle mutate esigenze sociali. La precarizzazione del mercato del lavoro, la crescita del lavoro autonomo e l’emergere di nuove povertà richiedono un ripensamento degli strumenti e delle modalità di intervento. Il welfare tradizionale, incentrato sul modello fordista di occupazione stabile, fatica a intercettare queste nuove vulnerabilità, generando sacche di esclusione e marginalità.

In questo contesto, l’introduzione di misure come l’aumento dell’esenzione fiscale per i fringe benefit, previsto per il 2025, rappresenta un tentativo di modernizzare e ampliare l’offerta di welfare. L’esenzione fino a 1.000 euro per la maggior parte dei lavoratori, che raddoppia a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico, mira a incrementare il potere d’acquisto delle famiglie e a sostenere la natalità. Tuttavia, anche questa misura presenta dei limiti.

Innanzitutto, l’accesso ai fringe benefit è legato alla condizione occupazionale, escludendo di fatto chi è disoccupato o inoccupato. Questo rischia di accentuare le disuguaglianze, favorendo chi ha già un lavoro e lasciando indietro le fasce più deboli della popolazione. In secondo luogo, l’effettiva utilità dell’esenzione dipenderà dalla capacità delle aziende di offrire un pacchetto di benefit adeguato e diversificato, rispondendo alle reali esigenze dei lavoratori. Infine, resta da valutare l’impatto di questa misura sulla sostenibilità del sistema fiscale, considerando la minore entrata tributaria derivante dall’esenzione.

In conclusione, il welfare, pur essendo uno strumento fondamentale per il progresso sociale, si confronta con limiti intrinseci che richiedono un costante processo di adattamento e innovazione. L’introduzione di nuove misure, come l’esenzione fiscale per i fringe benefit, rappresenta un passo importante, ma non risolutivo. È necessario un approccio olistico che tenga conto della complessità del contesto socio-economico, promuovendo l’universalità dell’accesso ai servizi, la sostenibilità del sistema e l’efficacia degli interventi, per garantire un welfare inclusivo e adeguato alle sfide del futuro.