Cosa dice l'OMS sull'autosvezzamento?
L’autosvezzamento secondo l’OMS: un approccio graduale alla scoperta del cibo
L’autosvezzamento, un metodo di introduzione del cibo complementare che sta guadagnando sempre più popolarità, suscita spesso dubbi e domande tra i genitori. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pur non promuovendolo esplicitamente come metodo unico e preferenziale, fornisce indicazioni cruciali per una sua corretta implementazione, sottolineando l’importanza di un approccio graduale e rispettoso delle esigenze del bambino.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’OMS non fornisce un manuale dettagliato sull’autosvezzamento, ma inquadra la sua applicazione all’interno delle più ampie raccomandazioni per l’alimentazione complementare. L’avvio dell’introduzione di cibi solidi, che include anche l’autosvezzamento, è suggerito intorno ai sei mesi di età, un momento in cui il bambino dimostra di essere pronto, sia dal punto di vista dello sviluppo motorio (capacità di stare seduto senza supporto, prensione volontaria) sia da quello neurologico (interesse per il cibo, capacità di portare il cibo alla bocca).
Il nucleo del consiglio dell’OMS, applicabile anche all’autosvezzamento, è la gradualità. Non si tratta di lasciare il bambino completamente libero di mangiare ciò che vuole, ma di offrirgli una varietà di cibi sani, adeguatamente preparati e presentati in modo sicuro. Il processo deve essere guidato dal bambino: è lui a scegliere cosa e quanto mangiare, rispettando i suoi ritmi e segnali di sazietà. L’adulto ha il ruolo fondamentale di creare un ambiente sicuro e stimolante, offrendo una gamma di consistenze e sapori adatti alla sua età e alle sue capacità masticatorie.
L’OMS sottolinea l’importanza di un’alimentazione varia e ricca di nutrienti. Frutta, verdura, legumi, cereali integrali, proteine magre: la diversità degli alimenti è fondamentale per garantire al bambino un apporto adeguato di vitamine, minerali e altre sostanze nutritive essenziali per la sua crescita e sviluppo. Anche nel contesto dell’autosvezzamento, è necessario evitare cibi ad alto rischio di soffocamento, come noci intere, popcorn, uva intera, e prestare attenzione alla consistenza dei cibi, che devono essere adeguati alle capacità masticatorie del bambino.
In definitiva, l’OMS non condanna né promuove l’autosvezzamento in modo esplicito. Piuttosto, suggerisce di adottare un approccio flessibile e individualizzato, che tenga conto delle caratteristiche del bambino e del contesto familiare. La chiave del successo, qualunque sia il metodo scelto, risiede nella responsabilizzazione del bambino, nel rispetto dei suoi segnali e nella creazione di un ambiente positivo e stimolante che favorisca una sana relazione con il cibo fin dalla tenera età. Il dialogo con il pediatra rimane fondamentale per personalizzare l’approccio e affrontare eventuali dubbi o preoccupazioni.
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