Quando arriva il cibo al feto?

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Tra lottava e la tredicesima settimana di gravidanza, si sviluppano i bottoni gustativi, che sono le cellule che rilevano il sapore, nel rivestimento delle prime parti del tratto digestivo. Questi bottoni consentono al feto di percepire i sapori del cibo ingerito dalla madre.

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Il banchetto prenatale: quando il gusto incontra il feto

La gravidanza, un viaggio straordinario di nove mesi, è spesso descritta come un’esperienza sensoriale per la madre. Ma cosa accade al piccolo essere in via di sviluppo nel suo ambiente acquatico? Quando inizia il suo personale percorso gustativo? La risposta è più complessa e affascinante di quanto si possa immaginare.

Contrariamente all’idea di un feto passivo e immerso in un mondo silenzioso e incolore, la ricerca dimostra che l’esperienza sensoriale inizia molto prima del parto, e il gusto gioca un ruolo chiave sin dalle fasi iniziali dello sviluppo. Non si tratta di una percezione consapevole, ovviamente, ma di una complessa interazione biochimica che getta le basi per le preferenze alimentari future.

Tra l’ottava e la tredicesima settimana di gestazione, un evento cruciale si verifica nel nascente sistema digestivo del feto: lo sviluppo dei calici gustativi. Queste minuscole strutture, situate nel rivestimento delle prime porzioni dell’apparato digerente, sono le sentinelle del sapore, le cellule specializzate che captano le molecole presenti nel liquido amniotico.

Il liquido amniotico, lungi dall’essere un semplice fluido incolore, è un vero e proprio cocktail chimico che riflette la dieta materna. Le sostanze aromatiche e i composti chimici ingeriti dalla madre attraversano la placenta, modificando la composizione del liquido amniotico e, di conseguenza, le sensazioni gustative del feto. È come se il piccolo, ancora nel ventre materno, partecipasse ad un banchetto prenatale, un’anteprima dei sapori che incontrerà dopo la nascita.

Questa esposizione precoce non è solo un’esperienza passiva. Studi suggeriscono che il feto reagisce attivamente a questi stimoli gustativi, manifestando modifiche nel ritmo cardiaco o nei movimenti fetali in risposta a differenti sapori. Un gusto dolce potrebbe indurre una reazione più calma, mentre un sapore amaro potrebbe suscitare una maggiore attività.

È importante sottolineare che questo “assaggio” prenatale non si traduce in una memoria consapevole, ma in un’influenza profonda sullo sviluppo delle preferenze alimentari postnatali. L’esposizione ripetuta a certi sapori durante la gestazione potrebbe predisporre il bambino a preferirli anche dopo la nascita, influenzando le sue scelte alimentari e, potenzialmente, la sua salute a lungo termine.

In conclusione, la domanda “quando arriva il cibo al feto?” non ha una risposta semplice. Il “cibo” non arriva come un pasto completo, ma come una gamma di segnali chimici e gustativi che plasmano il suo sviluppo sensoriale, anticipando e influenzando il suo rapporto con il cibo per tutta la vita. Questa precoce interazione tra madre e feto attraverso il linguaggio del gusto rappresenta un affascinante esempio della complessa sinergia tra due organismi in stretta relazione.