Quanto paga Spotify per una canzone?

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Per guadagnare un euro, su Spotify servono 334 stream a 0,003 euro ciascuno. Amazon Music paga la metà, richiedendo quindi 668 stream per ottenere lo stesso importo. Le cifre sono indicative e dipendono da diversi fattori.
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L’enigma delle royalty: quanto guadagnano davvero gli artisti da Spotify e Amazon Music?

La domanda che tormenta ogni artista emergente, e non solo, è una: quanto guadagno effettivamente dalle mie canzoni su piattaforme di streaming come Spotify e Amazon Music? La risposta, purtroppo, non è semplice, e si rivela più un rebus che un dato di fatto. Mentre le cifre ufficiali restano avvolte da un velo di discrezione, un’analisi approssimativa, basata su dati di settore, ci permette di svelare alcune verità scomode.

Si parla spesso, e con una certa approssimazione, di 0,003 euro per ogni stream su Spotify. Questa cifra, seppur indicativa, ci offre un punto di partenza. Per guadagnare un solo euro, un artista necessiterebbe quindi di ben 334 stream. Facciamo un rapido calcolo: una canzone con 10.000 stream genererà circa 30 euro di guadagno. Una cifra che, a prima vista, potrebbe sembrare soddisfacente, ma che, se rapportata al lavoro, al tempo e all’investimento necessario per la produzione di un singolo brano, assume una connotazione decisamente più complessa.

La situazione si complica ulteriormente considerando Amazon Music. Stando alle stime del settore, la piattaforma di Jeff Bezos pagherebbe circa la metà di Spotify, dimezzando il guadagno per ogni stream. Questo significa che, per ottenere lo stesso euro guadagnato su Spotify con 334 stream, su Amazon Music sarebbero necessari ben 668 stream. La differenza è sostanziale e sottolinea la disparità di remunerazione tra le diverse piattaforme di streaming.

È importante sottolineare che queste cifre sono puramente indicative e dipendono da numerosi fattori. Il principale tra questi è il tipo di abbonamento degli utenti. Gli utenti con abbonamenti premium, che pagano una quota mensile, contribuiscono maggiormente alle royalty rispetto a quelli che utilizzano la versione gratuita con pubblicità. Altri fattori influenti sono gli accordi contrattuali tra le case discografiche e le piattaforme, la negoziazione delle royalty individuali (in particolare per artisti indipendenti) e la popolarità della canzone stessa. Un brano virale, con milioni di stream, ovviamente genera entrate molto superiori.

La questione delle royalty nello streaming musicale rimane quindi un argomento complesso e controverso. Mentre le piattaforme di streaming continuano a crescere esponenzialmente, i meccanismi di remunerazione degli artisti rimangono opachi e spesso iniqui. Per gli artisti indipendenti, in particolare, la strada verso un guadagno significativo attraverso lo streaming rappresenta una sfida titanica, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e di modelli di remunerazione più equi ed etici. La sfida futura risiede nel trovare un equilibrio sostenibile tra la crescita del settore e la giusta compensazione per chi, con la sua creatività, lo alimenta.