Che analisi ti fanno al SerT?

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Al SerT, per verificare luso di sostanze, si analizzano campioni biologici come urina, sangue, respiro, saliva, sudore o capelli. Lesame delle urine è il metodo più frequente, essendo rapido, non invasivo e capace di individuare diverse sostanze assunte nei giorni precedenti, fino a un periodo più lungo a seconda della sostanza specifica.

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Oltre l’urina: lo screening tossicologico al SerT e la sua complessità

Il Servizio per le Tossicodipendenze (SerT) rappresenta un punto di riferimento cruciale per chi lotta contro la dipendenza da sostanze. Parte integrante del percorso terapeutico è la verifica dell’utilizzo di sostanze, un processo che va ben oltre il semplice test delle urine, sebbene questo rimanga la metodica più diffusa. Analizzare la complessità dello screening tossicologico effettuato al SerT, infatti, significa comprendere la varietà di tecniche utilizzate e il loro preciso significato clinico.

L’esame delle urine, per la sua rapidità, non invasività e capacità di rivelare l’assunzione di diverse sostanze nelle ultime 24-72 ore (e, a seconda della sostanza, anche per periodi più lunghi), mantiene un ruolo predominante. Tuttavia, la sua efficacia è condizionata da fattori come l’idratazione del paziente e la presenza di eventuali adulteranti. Un risultato negativo non esclude necessariamente l’utilizzo di sostanze, mentre un risultato positivo richiede un’attenta interpretazione, considerando la variabilità metabolica individuale e la potenziale presenza di farmaci con strutture chimiche simili.

Al di là dell’analisi delle urine, il SerT si avvale di altre metodiche, a seconda delle esigenze specifiche del caso. L’analisi del sangue, per esempio, fornisce informazioni più precise sulla concentrazione ematica della sostanza, utile per valutare l’intensità dell’intossicazione o per monitorare l’efficacia di una terapia farmacologica. Questa metodica, però, è più invasiva e richiede personale specializzato.

L’analisi del respiro, impiegata soprattutto per l’etanolo, offre un dato immediato sull’assunzione recente. Analogamente, l’analisi della saliva, meno invasiva del prelievo sanguigno, può rilevare alcune sostanze per un periodo limitato. Infine, l’analisi del sudore e dei capelli rappresenta un approccio innovativo, in grado di fornire informazioni sull’utilizzo di sostanze in un arco temporale più ampio, anche settimane o mesi precedenti, permettendo di ricostruire un quadro più completo dell’utilizzo a lungo termine. Queste ultime metodiche, pur essendo promettenti, sono ancora in fase di standardizzazione e diffusione nei SerT.

In conclusione, lo screening tossicologico al SerT non si limita a un singolo esame, ma si configura come un insieme di strumenti diagnostici scelti in base alle necessità individuali e alle specifiche problematiche del paziente. L’interpretazione dei risultati richiede competenze specialistiche e una valutazione clinica attenta, che tenga conto di tutti gli aspetti del percorso terapeutico, non limitandosi alla sola presenza o assenza di una sostanza. Il dialogo tra paziente e operatore sanitario è fondamentale per garantire l’efficacia del trattamento e la sua aderenza al percorso riabilitativo.