Qual è il fungo mortale?
LAmanita phalloides, fungo basidiomicete appartenente alla famiglia delle Amanitaceae, è tristemente noto per la sua elevata tossicità. Conosciuto anche come Tignosa verdognola, questo fungo rappresenta una seria minaccia a causa delle sue potenti tossine, che lo rendono una delle specie fungine più pericolose per luomo.
Amanita phalloides: il fungo mortale nascosto nella natura
Tra le bellezze della natura, si nascondono insidie pericolose. Una di queste è il fungo Amanita phalloides, noto anche come Tignosa verdognola, un assassino silenzioso responsabile di numerosi decessi in tutto il mondo.
Questa specie basidiomicete, appartenente alla famiglia delle Amanitaceae, vanta un aspetto innocuo che può trarre in inganno anche i più esperti raccoglitori di funghi. Il suo cappello convesso, che può raggiungere i 15 centimetri di diametro, presenta un’ampia gamma di colori dal verde oliva al giallo-crema. Le lamelle, invece, sono bianche e fitte, mentre il gambo, slanciato e cilindrico, è adornato da un caratteristico anello membranoso.
Ma sotto questa facciata invitante si cela un lato oscuro. L’Amanita phalloides contiene infatti un cocktail micidiale di tossine che lo rendono uno dei funghi più letali al mondo. Tra queste, le più pericolose sono l’amanitina e le fallotossine.
L’amanitina, una neurotossina che colpisce il fegato, provoca gravi danni agli epatociti, ovvero le cellule del fegato. Questo danno epatico, se non trattato tempestivamente, può portare all’insufficienza epatica e alla morte.
Le fallotossine, d’altro canto, prendono di mira prevalentemente i reni e l’intestino. Causano disidratazione, diarrea e vomito incoercibili, che possono portare a squilibri elettrolitici e insufficienza renale.
I sintomi dell’avvelenamento da Amanita phalloides possono manifestarsi tra le 6 e le 48 ore dall’ingestione. Inizialmente, compaiono nausea, vomito e diarrea. Successivamente, si sviluppano gravi danni epatici e renali, che possono portare alla morte entro pochi giorni se non si interviene tempestivamente.
Il trattamento dell’avvelenamento da Amanita phalloides è complesso e richiede un intervento medico immediato. Non esiste un antidoto specifico, ma la terapia di supporto può aiutare a contrastare i sintomi e a prevenire ulteriori danni d’organo.
La prevenzione dell’avvelenamento da Amanita phalloides è fondamentale. I funghi selvatici dovrebbero essere raccolti solo da esperti micologi e, in caso di dubbio, è sempre meglio evitarne il consumo. Ricorda, ammirare la bellezza dei funghi dalla distanza è sempre più sicuro che correre il rischio di un fatale errore.
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