Quando la pressione minima alta è pericolosa?
La pressione minima alta, o ipertensione diastolica, richiede misurazioni ripetute per una diagnosi accurata. Valori superiori a 140/90, rilevati costantemente, necessitano di un consulto medico. Lipertensione, se non trattata, può portare a gravi complicazioni cardiovascolari, rendendo essenziale il monitoraggio e la gestione con laiuto di un professionista.
La pressione minima alta: quando la diastole diventa un campanello d’allarme?
La pressione sanguigna, spesso espressa come due numeri (ad esempio, 120/80 mmHg), rappresenta la forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie. Il numero superiore, la pressione sistolica, indica la pressione quando il cuore si contrae, mentre il numero inferiore, la pressione diastolica, misura la pressione quando il cuore si rilassa tra un battito e l’altro. Mentre spesso si concentra l’attenzione sulla pressione sistolica, la pressione diastolica, se elevata, può essere altrettanto, se non più, pericolosa.
L’ipertensione diastolica, o pressione minima alta, non è una condizione da sottovalutare. A differenza di un singolo valore elevato, che può essere influenzato da fattori temporanei come stress o caffeina, una diagnosi di ipertensione diastolica richiede misurazioni ripetute nel tempo. Un singolo valore alto non è sufficiente per stabilire una diagnosi. È necessario un monitoraggio attento e costante, effettuato preferibilmente in diverse giornate e in momenti diversi della giornata, per ottenere un quadro clinico preciso. Questo perché la pressione sanguigna può fluttuare in base a diversi fattori, tra cui l’attività fisica, l’alimentazione e il livello di stress.
Ma quando un valore di pressione diastolica deve realmente far scattare l’allarme? Non esiste una soglia assoluta, ma la letteratura medica indica che valori costantemente superiori a 90 mmHg, in associazione a valori sistolici elevati (generalmente superiori a 140 mmHg, ma la relazione tra i due valori è fondamentale), rappresentano un serio campanello d’allarme. Si parla, in questo caso, di ipertensione arteriosa, una condizione che, se non trattata adeguatamente, può comportare gravi conseguenze per la salute.
L’ipertensione, sia sistolica che diastolica, è un fattore di rischio significativo per una vasta gamma di patologie cardiovascolari, tra cui: malattie coronariche, ictus cerebrale, insufficienza cardiaca, nefropatia (malattia renale) e aneurisma aortico. Il danno silenzioso causato dalla pressione elevata sulle pareti delle arterie si accumula nel tempo, indebolendole e aumentando il rischio di eventi cardiovascolari improvvisi e potenzialmente letali.
Pertanto, è fondamentale sottolineare l’importanza di un controllo regolare della pressione sanguigna, soprattutto per chi presenta fattori di rischio come familiarità per ipertensione, obesità, diabete, fumo e sedentarietà. Se si riscontrano valori di pressione diastolica persistentemente elevati, è essenziale consultare il proprio medico curante o un cardiologo. Solo un professionista sanitario può effettuare una diagnosi accurata, valutare i fattori di rischio individuali e definire il piano terapeutico più appropriato, che può includere modifiche dello stile di vita (dieta, attività fisica, riduzione dello stress) e, se necessario, la terapia farmacologica. Non si auto-medichi e non sottovaluti mai l’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento adeguato per preservare la propria salute cardiovascolare.
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