Quando la pressione minima e bassa è pericolosa?

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Pressione sistolica sotto gli 80 mmHg indica ipotensione grave, potenzialmente causando collasso circolatorio. Tuttavia, la gravità dipende anche dalla presenza di sintomi, indipendentemente dai valori numerici registrati.

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La silenziosa minaccia dell’ipotensione: quando la pressione bassa diventa pericolosa

La pressione sanguigna, indicatore fondamentale della salute cardiovascolare, è spesso oggetto di attenzione, soprattutto quando si alza. Meno frequentemente si parla, invece, dell’ipotensione, ovvero della pressione bassa, che, sebbene spesso asintomatica, può nascondere pericoli significativi, addirittura mettere a rischio la vita. Non è semplicemente una questione di numeri su un misuratore, ma di un complesso equilibrio fisiologico che, se compromesso, può scatenare conseguenze importanti.

Generalmente, si parla di ipotensione quando la pressione sistolica (la pressione massima, registrata durante la contrazione del cuore) scende al di sotto di 90 mmHg e la diastolica (la pressione minima, registrata durante il rilassamento del cuore) al di sotto di 60 mmHg. Tuttavia, ciò che rende davvero pericolosa l’ipotensione non è tanto il valore assoluto misurato, quanto la sua capacità di compromettere l’irrorazione sanguigna degli organi vitali.

Una pressione sistolica inferiore a 80 mmHg rappresenta un’ipotensione grave, potenzialmente in grado di innescare un collasso circolatorio. In questo scenario, il cuore non riesce a pompare abbastanza sangue per soddisfare le esigenze del corpo, causando una riduzione critica dell’afflusso di ossigeno e nutrienti a cervello, cuore, reni e altri organi. Le conseguenze possono essere drammatiche e includono:

  • Sincope (svenimento): la riduzione del flusso sanguigno cerebrale provoca la perdita di coscienza.
  • Vertigini e capogiri: sensazione di instabilità e mancanza di equilibrio.
  • Nausea e vomito: conseguenza della scarsa irrorazione sanguigna a livello gastrico.
  • Visione offuscata o annebbiata: a causa della diminuita perfusione retinica.
  • Debolezza muscolare e stanchezza eccessiva: sintomi correlati alla carenza di ossigeno nei muscoli.
  • Confusione mentale e difficoltà di concentrazione: per la ridotta ossigenazione cerebrale.
  • Shock ipovolemico: in casi gravi, la perdita di volume ematico può condurre a uno shock, situazione potenzialmente mortale.

È fondamentale sottolineare che la gravità dell’ipotensione non si limita alla lettura numerica del misuratore. Un individuo con una pressione di 85/55 mmHg potrebbe essere asintomatico e non presentare alcuna compromissione, mentre un altro, con valori leggermente superiori, potrebbe sperimentare sintomi severi. La presenza e l’intensità dei sintomi clinici sono fondamentali per valutare la reale pericolosità della situazione.

Pertanto, è essenziale rivolgersi al medico in caso di ipotensione persistente o associata a sintomi significativi. La diagnosi differenziale è fondamentale, in quanto l’ipotensione può essere un sintomo di diverse patologie, tra cui disidratazione, malattie cardiache, problemi ormonali o effetti collaterali di farmaci. Solo una valutazione accurata da parte di un professionista sanitario può permettere di individuare la causa sottostante e instaurare un trattamento adeguato, prevenendo potenziali complicazioni. La pressione bassa, sebbene spesso sottovalutata, può rappresentare una silenziosa minaccia per la salute: non va mai sottovalutata.