Quanto dura la decompressione?

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Per sicurezza, in caso di problemi tecnici o errori di calcolo durante la decompressione, molti subacquei effettuano una sosta aggiuntiva di 3-5 minuti a 3-6 metri di profondità, oltre a quelle previste dalle tabelle. Questa precauzione mitiga i rischi di incidenti da malattia da decompressione.

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La Decompressione: Un Margine di Sicurezza Contro l’Invisibile

La decompressione, processo fondamentale per la sicurezza nell’immersione subacquea, rappresenta il delicato equilibrio tra l’assorbimento di azoto nei tessuti a profondità e la sua successiva eliminazione durante la risalita. Determinare con precisione la durata ideale di questa fase cruciale rimane un compito complesso, influenzato da numerosi fattori individuali e ambientali. Le tabelle di decompressione, pur essendo strumenti indispensabili, offrono solo una stima, inevitabilmente approssimativa, del tempo necessario per evitare la temibile malattia da decompressione (MDD).

L’azoto, a pressione elevata, penetra nei tessuti corporei durante l’immersione. Una risalita troppo rapida impedisce la sua adeguata eliminazione, causando la formazione di bolle nel sangue e negli altri tessuti. Queste bolle possono ostruire i vasi sanguigni, provocando dolori articolari, paralisi, difficoltà respiratorie e, nei casi più gravi, persino la morte.

La durata della decompressione, quindi, non è un dato fisso, ma varia in base a diversi parametri: profondità massima raggiunta, tempo di fondo, velocità di risalita, profilo di immersione, temperatura dell’acqua, livello di attività fisica durante l’immersione e, soprattutto, le caratteristiche fisiche e la salute del subacqueo. È per questo che l’utilizzo di computer subacquei, dotati di algoritmi più sofisticati delle tradizionali tabelle, sta diventando sempre più diffuso. Questi strumenti, pur avanzati, non sono immuni da malfunzionamenti.

Proprio per mitigare i rischi connessi all’imprevedibilità di fattori esterni ed eventuali errori di calcolo, molti subacquei esperti adottano una strategia di sicurezza fondamentale: una sosta di sicurezza. Questa consiste in una permanenza aggiuntiva a bassa profondità (generalmente tra 3 e 6 metri) per un periodo variabile tra 3 e 5 minuti, al termine delle soste di decompressione previste dal computer o dalle tabelle. Questa pratica, apparentemente banale, offre un margine di sicurezza cruciale. La permanenza a bassa profondità permette una ulteriore eliminazione dell’azoto dai tessuti, riducendo significativamente la probabilità di formazione di bolle pericolose.

La sosta di sicurezza non è una pratica superflua, ma un elemento di prudenza fondamentale, specialmente in immersioni profonde o impegnative. Rappresenta una sorta di “cuscinetto” contro le imprecisioni inevitabili e le variabili non sempre prevedibili che possono influenzare la decompressione. In definitiva, la sicurezza del subacqueo non si basa solo sulla precisione del calcolo, ma anche sulla consapevolezza dei rischi e sulla capacità di adottare strategie precauzionali, come la sosta di sicurezza, per ridurre al minimo la possibilità di contrarre la MDD. L’immersione responsabile non si limita all’esecuzione tecnica corretta, ma implica anche una profonda comprensione dei rischi e l’adozione di comportamenti prudenti, per godere appieno dell’affascinante mondo sottomarino in completa sicurezza.