Quando non ci si sposa e non si parte?
Il mistero di Venere e Marte: perché non si sposa né si parte?
Il detto popolare “Di Venere e di Marte né si sposa né si parte” evoca un’aura di mistero e superstizione, radicata in una complessa miscela di tradizioni e credenze. Non si tratta di una semplice regola, ma di un’eco di un passato più remoto, dove il calendario e le forze cosmiche sembravano influenzare le scelte più importanti della vita.
La formula, che sconsiglia matrimoni e viaggi nei giorni di venerdì e martedì, trova le sue radici in un’intreccio di credenze pagane e cristiane. Venerdì, associato a Venere, dea dell’amore e della bellezza, era tradizionalmente considerato un giorno di digiuno, un periodo di riflessione e di astinenza dalle festività. La sua attribuzione a una divinità dell’amore potrebbe aver contribuito alla diffusione del divieto di sposarsi in quel giorno, forse legato all’idea di non voler contrastare l’energia propizia dell’amore in una giornata dedicata alla riflessione.
Martedì, invece, legato a Marte, dio della guerra, era percepito come un giorno infausto, un giorno in cui le energie negative e la violenza potevano prevalere. Questa concezione del martedì come giorno di malaugurio potrebbe essere stata amplificata dall’associazione con eventi conflittuali o disastri.
La tradizione cristiana, con il suo fortissimo peso culturale, ha contribuito ad alimentare il divieto di venerdì. Il sacrificio di Cristo sulla croce in quel giorno ha profondamente radicato l’idea di venerdì come giorno di lutto e raccoglimento, di preghiera e riflessione, ma anche come momento di profondo dolore e assenza di gioia. In questo contesto, un matrimonio o un viaggio – azioni che spesso implicano un’intenzione di celebrare la vita – potevano essere percepiti come incongruenti con lo spirito del giorno.
È importante, tuttavia, comprendere che queste credenze non si basano su dati scientifici, ma su una concatenazione di interpretazioni culturali e religiose. Non esiste una spiegazione razionale o un’evidenza storica che confermi la loro validità.
La persistenza di questi detti popolari, nonostante l’evoluzione della società e del pensiero, dimostra quanto le credenze popolari possano resistere nel tempo. L’eco di queste superstizioni si manifesta ancora oggi in alcune comunità, soprattutto nei paesi di tradizione cattolica, ma spesso in modo più legato a una dimensione di tradizione che di reale convinzione. È un’interessante testimonianza della storia culturale, ma non deve essere interpretata come una guida pratica per le scelte importanti della vita.
In definitiva, il detto “Di Venere e di Marte né si sposa né si parte” ci rimanda a un passato carico di simbolismi e credenze, un invito a riflettere sulla forza della tradizione e sul peso delle interpretazioni culturali che influenzano le nostre scelte quotidiane.
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