Chi ha vinto il Festival di Berlino?

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Il 24 febbraio 2023, alla 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, Mati Diop ha trionfato con Dahomey, aggiudicandosi il prestigioso Orso dOro.

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Oltre il Leone d’Oro: “Dahomey” e la Rivoluzione Silenziosa di Berlino

La Berlinale 2023 è stata una edizione che ha lasciato il segno, non solo per la consueta parata di stelle e le pellicole di alto livello, ma per un premio che ha acceso un faro su una storia di rimozione e di riconquista. Il 24 febbraio, la giuria presieduta da Kristen Stewart ha incoronato “Dahomey” di Mati Diop, consegnandole l’Orso d’Oro. Più che una semplice vittoria, si è trattato di un momento di svolta, un riconoscimento potente per un’opera che affronta temi profondi con un approccio delicato e, al tempo stesso, implacabile.

“Dahomey” non è un documentario storico convenzionale. Diop, regista franco-senegalese, non si limita a raccontare la storia del regno africano di Dahomey (l’odierno Benin). Piuttosto, immortala il viaggio emotivo e complesso di ventisei manufatti reali – statue, troni, oggetti sacri – restituiti al loro paese d’origine dalla Francia dopo oltre un secolo di esilio. La macchina da presa diventa testimone silenzioso del loro arrivo, della loro accoglienza e delle domande che inevitabilmente sorgono. Chi siamo noi senza la nostra storia? Come possiamo ricostruire un’identità frammentata dal colonialismo?

Diop non offre risposte facili. Anzi, stimola un dialogo intergenerazionale all’interno della comunità beninese, mostrando le diverse prospettive dei giovani, degli anziani e degli esperti d’arte. Attraverso immagini evocative e un montaggio raffinato, il film indaga il significato profondo della restituzione non solo come atto materiale, ma come processo di guarigione, di riappropriazione culturale e di riscoperta della memoria collettiva.

L’Orso d’Oro a “Dahomey” non premia soltanto un film esteticamente pregevole, ma un’opera politicamente urgente. In un’epoca in cui il dibattito sulla decolonizzazione è più vivo che mai, il riconoscimento della Berlinale a un film che pone interrogativi così cruciali assume un significato ancora più profondo.

La vittoria di Mati Diop non è solo un trionfo personale, ma un simbolo di speranza per un cinema che si fa portavoce di storie marginalizzate e di voci inascoltate. “Dahomey” ci ricorda che il passato non è un qualcosa di immobile e lontano, ma una forza viva che plasma il presente e influenza il futuro. E che, attraverso la conoscenza e la comprensione, possiamo costruire un mondo più giusto e consapevole. La Berlinale 2023 ha dato un contributo importante in questa direzione, incoraggiando un dialogo globale sulla memoria, l’identità e il peso della storia. Un dialogo che, grazie a “Dahomey”, è destinato a risuonare a lungo.