Come si ottengono i fringe benefit?

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I fringe benefit, disciplinati dallart. 51 del TUIR, rappresentano una forma di retribuzione accessoria erogata su base volontaria dal datore di lavoro. Questultimo ha la discrezionalità di modulare limporto attribuito a ciascun dipendente, offrendo trattamenti differenziati in base a criteri stabiliti internamente.

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I Fringe Benefit: Un’Oasi di Benessere nel Deserto Fiscale? Navigando tra Libertà e Limiti.

L’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) introduce un aspetto affascinante e, allo stesso tempo, complesso del rapporto di lavoro: i fringe benefit. Questi benefit, “extra” retributivi concessi dal datore di lavoro, rappresentano un elemento di crescente interesse sia per i dipendenti, che vi vedono un miglioramento del proprio tenore di vita, sia per le aziende, che li utilizzano come strumento di welfare aziendale e leva per attrarre e fidelizzare talenti. Ma come si ottengono concretamente questi vantaggi? E quali sono i limiti di questa apparente flessibilità?

La risposta alla prima domanda è, in sostanza: dipende. A differenza della retribuzione base, che è definita da contratto collettivo o individuale, i fringe benefit sono erogati su base volontaria dal datore di lavoro. Questo significa che non esiste un diritto automatico a riceverli. L’azienda, nella sua autonomia, definisce quali benefit offrire, a chi e in che misura. Si pensi ad esempio all’utilizzo di un’auto aziendale, ai buoni pasto, ai contributi per l’assicurazione sanitaria integrativa, ai permessi aggiuntivi per esigenze familiari, ai corsi di formazione professionale, o persino all’accesso a palestre convenzionate. La gamma di possibilità è ampia e la scelta aziendale, in questo senso, è cruciale.

Spesso, le aziende creano dei veri e propri “pacchetti” di fringe benefit, personalizzandoli in base al ruolo, all’anzianità di servizio, alle performance individuali o ad altri criteri interni. Questa discrezionalità, però, non è illimitata. Il datore di lavoro, infatti, deve attenersi a criteri oggettivi e trasparenti, evitando discriminazioni e garantendo un trattamento equo tra i dipendenti. Un sistema di attribuzione dei benefit arbitrario o discriminatorio potrebbe esporre l’azienda a contestazioni da parte dei lavoratori o delle autorità fiscali.

Inoltre, è fondamentale ricordare che, pur essendo considerati “extra”, i fringe benefit hanno comunque rilevanza fiscale. Il loro valore deve essere calcolato e dichiarato, contribuendo alla formazione del reddito imponibile del dipendente. La tassazione, tuttavia, può variare a seconda del tipo di benefit erogato, rendendo complessa la gestione amministrativa di questo aspetto. È quindi essenziale che le aziende si avvalgano di consulenti esperti per una corretta gestione fiscale dei fringe benefit, evitando spiacevoli sorprese e sanzioni.

In conclusione, i fringe benefit rappresentano un’opportunità interessante per migliorare la qualità della vita dei dipendenti e rafforzare il legame tra azienda e personale. Tuttavia, ottenere questi vantaggi non è automatico, ma dipende dalle scelte dell’azienda e dalla sua capacità di strutturare un sistema di erogazione equo, trasparente e conforme alle norme fiscali. La sfida, per le aziende, consiste nel bilanciare la flessibilità offerta dai fringe benefit con la necessità di una gestione attenta e responsabile, trasformandoli da semplice “aggiunta” a strumento strategico per la gestione del capitale umano.