Quale farina si ottiene da un basso tasso di abburattamento?

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Dallabburattamento - ovvero il processo di separazione della crusca dalla parte interna del chicco di grano - si ottengono farine con diversi gradi di raffinazione.

La farina integrale, che non subisce alcun abburattamento, contiene il 100% del chicco di grano. Con laumentare del grado di abburattamento, diminuisce la percentuale di crusca nella farina:

  • Farina tipo 2: 88% di abburattamento
  • Farina tipo 1: 80% di abburattamento
  • Farina tipo 0 (bianca): 72% di abburattamento
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Il Segreto del Basso Abburattamento: Un Viaggio nel Cuore del Grano

La farina, ingrediente base di innumerevoli ricette, cela in sé una complessità spesso sottovalutata. Il suo aspetto, il suo sapore, la sua capacità di lievitare, tutto dipende da un processo fondamentale: l’abburattamento. Questo termine, che può suonare tecnico, indica semplicemente la separazione delle parti del chicco di grano: endosperma (la parte interna amidacea), crusca (la parte esterna fibrosa) e germe (la parte ricca di nutrienti). È proprio il grado di abburattamento a determinare il tipo di farina che otteniamo, influenzando profondamente le sue caratteristiche.

Ma cosa si ottiene da un basso tasso di abburattamento? La risposta non è una sola farina, ma una gamma di prodotti con proprietà differenti, a seconda del livello di raffinazione desiderato. Mentre una farina integrale, ottenuta senza alcun abburattamento, mantiene intatto il 100% del chicco di grano, con tutti i suoi componenti, un basso tasso di abburattamento ci conduce verso farine più raffinate, ma che conservano ancora una parte significativa delle componenti del chicco.

Le tipologie di farina più comuni, classificate in base alla percentuale di abburattamento, mostrano chiaramente questo concetto: la farina tipo 2, con un’estrazione dell’88%, mantiene ancora una consistenza più ruvida e un colore più scuro rispetto alla farina bianca, pur essendo più raffinata della farina integrale. La presenza di una parte della crusca conferisce a questa farina un aroma più intenso e un profilo nutrizionale superiore, ricco di fibre e micronutrienti.

La farina tipo 1, con un abburattamento dell’80%, si colloca a metà strada tra la tipo 2 e la tipo 0. Presenta una grana più fine rispetto alla tipo 2, ma conserva ancora un buon apporto di fibre e un sapore più deciso rispetto alla farina bianca. Questo la rende ideale per preparazioni che richiedono una consistenza intermedia, come pane rustico o pasta all’uovo.

Infine, la farina tipo 0 (o 00), con un abburattamento del 72%, rappresenta la farina più raffinata. Questo basso tasso di abburattamento porta all’eliminazione di gran parte della crusca e del germe, risultando in una farina bianca, dalla grana fine e dal sapore delicato. Sebbene meno nutriente rispetto alle farine meno raffinate, è perfetta per preparazioni che richiedono leggerezza e morbidezza, come torte, biscotti e pasticceria in generale.

In conclusione, scegliere una farina in base al suo grado di abburattamento significa selezionare non solo un ingrediente, ma un insieme di caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Comprendere questo processo ci permette di arricchire la nostra conoscenza culinaria e di selezionare la farina più adatta alle nostre esigenze, valorizzando al meglio le proprietà uniche di ogni tipologia. Un basso tasso di abburattamento non significa necessariamente una farina “inferiore”, ma semplicemente una scelta consapevole a favore di un diverso profilo di sapore, consistenza e valore nutrizionale.