Chi è esonerato dai 60 CFU?

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Docenti precari con almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque anni sono esenti dallobbligo dei 60 CFU. Questa deroga si applica a determinate categorie, liberandole dallacquisizione dei crediti formativi universitari.

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Il Decreto Salva-Precari: Chi è Esentato dai 60 CFU e Cosa Significa per il Futuro dell’Insegnamento

La riforma della formazione iniziale e continua dei docenti, con l’introduzione obbligatoria dei 60 CFU (Crediti Formativi Universitari) per l’accesso all’insegnamento, ha sollevato numerose questioni e generato un acceso dibattito nel mondo scolastico. Tuttavia, un’importante eccezione è stata prevista per una specifica categoria di docenti precari, definita dal cosiddetto “Decreto Salva-Precari”: coloro che, negli ultimi cinque anni, abbiano maturato almeno tre anni di servizio nelle scuole statali. Questa esenzione, che appare come un riconoscimento dell’esperienza sul campo, merita un’analisi più approfondita per comprenderne le implicazioni e il significato.

Chi sono i beneficiari del Decreto Salva-Precari?

La norma è chiara: sono esonerati dall’obbligo dei 60 CFU tutti quei docenti che, nell’arco degli ultimi cinque anni scolastici, possono vantare almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, all’interno delle scuole statali italiane. Questo significa che insegnanti che hanno ricoperto supplenze brevi, lunghe, oppure incarichi annuali, sommando un totale di almeno 1095 giorni di servizio negli ultimi cinque anni, rientrano in questa categoria. L’obiettivo è evidente: premiare l’esperienza consolidata sul campo, riconoscendo il valore dell’apprendimento pratico e continuo che questi docenti hanno maturato lavorando quotidianamente in classe.

Perché questa esenzione? Le ragioni dietro il “Decreto Salva-Precari”

Dietro questa decisione legislativa si celano diverse motivazioni. In primis, la volontà di evitare di penalizzare docenti con anni di esperienza alle spalle, che hanno già dimostrato sul campo le proprie capacità didattiche e professionali. Imporre a questi professionisti un percorso formativo lungo e oneroso, come quello dei 60 CFU, sarebbe apparso come una svalutazione del loro curriculum e della loro dedizione all’insegnamento.

In secondo luogo, si è tenuto conto della carenza di docenti in alcune discipline e regioni d’Italia. Sgravare i docenti con esperienza dall’obbligo dei 60 CFU permette di immettere più rapidamente nuovi insegnanti nelle scuole, contribuendo a colmare le lacune esistenti e garantire la continuità didattica.

Infine, l’esenzione rappresenta un implicito riconoscimento del valore formativo dell’esperienza sul campo. Un insegnante che ha trascorso tre anni in classe, affrontando le sfide quotidiane della didattica, acquisendo competenze relazionali e metodologiche, ha già intrapreso un percorso di formazione continua e costante.

Quali sono le implicazioni per il futuro dell’insegnamento?

L’esenzione dai 60 CFU per i docenti con esperienza solleva interrogativi importanti sul futuro della formazione iniziale e continua dei docenti. Da un lato, si riconosce il valore dell’esperienza pratica; dall’altro, si rischia di creare una disparità tra docenti di nuova nomina e docenti “salvati” dal decreto.

È fondamentale, pertanto, che le scuole e le istituzioni formative offrano a tutti i docenti, indipendentemente dal loro percorso di accesso all’insegnamento, opportunità di aggiornamento e sviluppo professionale continuo. Corsi di formazione, seminari, laboratori didattici, attività di peer learning e mentoring possono contribuire a colmare eventuali lacune e a garantire un elevato standard qualitativo dell’insegnamento.

In conclusione, il “Decreto Salva-Precari” rappresenta un tentativo di bilanciare le nuove esigenze formative con il riconoscimento dell’esperienza sul campo. Pur rappresentando un’eccezione all’obbligo dei 60 CFU, non deve rappresentare un alibi per una formazione continua di qualità. Solo investendo nella formazione di tutti i docenti, sia di quelli con esperienza che di quelli di nuova nomina, si potrà garantire un futuro di eccellenza per la scuola italiana.