Come si valutano le prove oggettive?

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La valutazione delle prove oggettive in ambito scolastico si basa su interrogazioni e compiti in classe, con assegnazione di voti. La prassi, però, spesso devia dalla scala numerica standard (1-10) impiegando frazioni e approssimazioni (più, meno, mezzo) rendendo la valutazione meno precisa e oggettiva.

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L’illusione dell’oggettività: una critica alla valutazione delle prove scolastiche

La valutazione delle prove oggettive nella scuola italiana si presenta, in apparenza, come un processo lineare e inequivocabile. Interrogazioni orali, compiti scritti, assegnazione di un voto numerico: un sistema apparentemente trasparente e facilmente comprensibile. La realtà, però, si rivela più sfumata e problematica. L’apparente oggettività si scontra con la soggettività insita nel processo valutativo stesso, rendendo il voto finale ben lontano da una misura oggettiva della conoscenza dello studente.

La premessa fondamentale è che la scala numerica, di per sé, non garantisce oggettività. La conversione delle competenze e delle conoscenze acquisite in un numero, compreso tra 1 e 10, è un’operazione di astrazione carica di implicazioni interpretative. Ogni insegnante, con il proprio background, le proprie aspettative e il proprio stile didattico, attribuisce un peso diverso agli elementi che compongono la performance dello studente. Un compito impeccabile dal punto di vista formale, ma che presenta lacune concettuali, riceverà un voto diverso a seconda della sensibilità valutativa del docente. Analogamente, una risposta brillante ma espressivamente imperfetta può essere penalizzata ingiustamente.

La prassi diffusa dell’utilizzo di frazioni e approssimazioni – il “7 e mezzo”, il “6 meno”, il “5 più” – accentua ulteriormente l’arbitrarietà del sistema. Queste imprecisioni, pur sembrando offrire una maggiore finezza nella valutazione, in realtà la rendono meno trasparente e più soggetta a interpretazioni. La mancanza di una griglia di valutazione esplicita e condivisa contribuisce a creare un’area grigia in cui il giudizio dell’insegnante diventa il fattore determinante, spesso privo di una chiara giustificazione.

Un’ulteriore criticità risiede nella difficoltà di standardizzare la valutazione tra diversi docenti, persino all’interno della stessa scuola. L’assenza di parametri condivisi genera inevitabilmente discrepanze nella valutazione di prove simili, con conseguenti ingiustizie nei confronti degli studenti. Un voto “7” in una classe potrebbe corrispondere a un livello di competenza diverso rispetto a un “7” in un’altra classe, rendendo difficile un confronto oggettivo tra studenti di classi diverse o persino di scuole diverse.

In conclusione, l’apparente oggettività della valutazione delle prove scolastiche è un’illusione. Il voto, pur essendo un dato numerico, è il risultato di un processo interpretativo complesso e influenzato da numerosi fattori soggettivi. Per migliorare la qualità e l’equità del sistema valutativo, è necessario adottare metodi più trasparenti e condivisi, basati su griglie di valutazione dettagliate e calibrate, che permettano di ridurre al minimo l’arbitrarietà del giudizio e di garantire una maggiore oggettività nella valutazione delle competenze degli studenti. Solo così si potrà avvicinare il voto scolastico ad una misura realmente rappresentativa del reale apprendimento.