Cosa dice il Miur sui compiti a casa?
Il Ministero dellIstruzione, dellUniversità e della Ricerca (MIUR) ha emanato una nota in cui dispone che agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado non vengano assegnati compiti a casa o verifiche per il giorno successivo a quello festivo. Questa nota è ancora in vigore oggi.
Il Dilemma dei Compiti a Casa: Tra Direttive MIUR e Realtà Scolastica
La questione dei compiti a casa è un dibattito annoso che infiamma genitori, insegnanti e, naturalmente, gli studenti. Mentre la letteratura pedagogica si interroga sull’effettiva utilità e sull’impatto psicologico di un carico eccessivo di lavoro extrascolastico, una direttiva del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) fornisce una bussola orientativa, sebbene non sempre seguita alla lettera.
Il principio fondamentale espresso dal MIUR, ancora valido oggi, è chiaro: agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado non devono essere assegnati compiti a casa o verifiche per il giorno successivo a un giorno festivo. L’obiettivo, nobile e condivisibile, è quello di preservare il diritto al riposo e al tempo libero, fondamentale per il benessere psicofisico dei bambini e dei ragazzi. Il giorno festivo, per definizione, dovrebbe essere dedicato al relax, alla famiglia, agli hobby e, in generale, a distrazioni che ricarichino le energie e favoriscano la socializzazione. Sovraccaricare gli studenti con compiti proprio in questi momenti significa vanificare lo scopo del giorno di festa e generare stress e frustrazione.
Tuttavia, la realtà scolastica spesso si scontra con questa direttiva. La pressione dei programmi ministeriali, la necessità di recuperare eventuali lacune e l’ansia di garantire un buon rendimento scolastico, spingono spesso gli insegnanti a “dimenticare” la nota del MIUR e ad assegnare compiti per il rientro dalle vacanze o dai ponti. Si crea così una discrepanza tra la teoria, che mira a tutelare il benessere degli studenti, e la pratica, che a volte sembra prevalere per esigenze didattiche ritenute prioritarie.
Il problema non risiede solamente nella direttiva in sé, ma nella sua interpretazione e applicazione. Il MIUR, infatti, non vieta completamente i compiti a casa, ma pone un limite specifico, quello del giorno successivo alle festività. Questo implica che, nei restanti giorni dell’anno, l’assegnazione dei compiti resta una prerogativa dell’insegnante, che dovrebbe però bilanciare la necessità di consolidare l’apprendimento con la salvaguardia del tempo libero e del benessere degli studenti.
Sarebbe auspicabile un approccio più olistico alla questione. Invece di limitarsi a lamentare l’eccessivo carico di compiti, i genitori potrebbero dialogare costruttivamente con gli insegnanti, condividendo le proprie preoccupazioni e cercando soluzioni condivise. Gli insegnanti, a loro volta, dovrebbero essere sensibilizzati sull’importanza di un’assegnazione ponderata dei compiti, privilegiando la qualità alla quantità e cercando di proporre attività stimolanti e coinvolgenti, che trasformino il “dovere” in un’opportunità di apprendimento.
Infine, la stessa scuola potrebbe ripensare il proprio approccio, favorendo metodologie didattiche innovative che stimolino l’apprendimento attivo in classe, riducendo la necessità di compiti a casa eccessivi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un ambiente scolastico sereno e stimolante, in cui gli studenti possano apprendere con piacere e dedicare il loro tempo libero ad attività che arricchiscano la loro vita personale e sociale. Solo così si potrà conciliare il sacrosanto diritto all’istruzione con il diritto, altrettanto fondamentale, al riposo e al tempo libero.
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