Come ha perso la stella Michelin Cracco?
Il trasferimento del ristorante di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele ha comportato la perdita della stella Michelin. La Guida Rossa, infatti, non prevede il mantenimento del riconoscimento in caso di cambio sede, impedendo di fatto la sua ereditarietà.
Il Trasloco fatale: Come Cracco ha perso la Stella Michelin in Galleria
Carlo Cracco, chef iconico e figura di spicco della gastronomia italiana, ha senza dubbio segnato un’epoca. La sua cucina innovativa e audace, capace di reinterpretare la tradizione con un tocco di modernità e sperimentazione, gli aveva valso riconoscimenti prestigiosi, tra cui l’ambita stella Michelin. Tuttavia, un evento apparentemente positivo come il trasferimento del suo ristorante in una location prestigiosa, la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, ha inaspettatamente portato alla perdita di questo simbolo di eccellenza.
La storia di Cracco in Galleria è una narrazione di ambizione e di una certa dose di inesorabilità. L’apertura nel 2018 in questa iconica cornice milanese, un vero e proprio salotto della città, rappresentava un salto di qualità, un’affermazione del suo status di guru della cucina. L’offerta culinaria si era ampliata, con diversi format che spaziavano dal caffè al ristorante gourmet, passando per la pasticceria. Un progetto ambizioso e complesso che, sulla carta, sembrava destinato al successo.
Ma ecco il punto cruciale, il nodo gordiano della vicenda: la Guida Michelin, bibbia per gli amanti della gastronomia e arbitro inappellabile della qualità ristorativa, non ammette “ereditarietà” delle stelle in caso di cambio sede. Questo principio, spesso criticato ma fermamente applicato, si basa sulla valutazione del ristorante nel suo specifico contesto, con la sua brigata, la sua atmosfera e, in ultima analisi, la sua identità. Un trasloco, per quanto prestigioso, rappresenta una rottura con il passato e impone una nuova valutazione.
In sostanza, la Guida Rossa considera il nuovo ristorante in Galleria come un’entità autonoma rispetto al precedente, situato in via Victor Hugo. Di conseguenza, Cracco ha dovuto “riconquistare” la stella, ripartendo da zero. La qualità della cucina, per quanto ineccepibile, non era sufficiente a garantire il mantenimento automatico del riconoscimento.
La decisione della Michelin, pur comprensibile alla luce del suo regolamento, ha generato un dibattito acceso nel mondo della ristorazione. C’è chi la considera una regola anacronistica, troppo rigida e poco incline a riconoscere il valore intrinseco del brand e della maestria dello chef, indipendentemente dalla location. Altri, invece, la difendono come garanzia di equità e di rigorosa valutazione, necessaria per preservare la credibilità della Guida.
La perdita della stella Michelin non ha certo intaccato la reputazione di Carlo Cracco, né ha compromesso il successo del suo ristorante in Galleria. Anzi, forse ha rappresentato uno stimolo ulteriore, una sfida a dimostrare, ancora una volta, la sua eccellenza. Resta il fatto che la vicenda mette in luce la complessità del mondo della ristorazione di alto livello, dove il talento e la qualità devono fare i conti con regole precise e spesso spietate. La stella Michelin, un faro scintillante per molti, si è rivelata, in questo caso, una luce sfuggente, persa in una galleria di ambizioni e regolamenti. E la sua riconquista, per Cracco, rappresenta una nuova, ambiziosa sfida.
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