Come si chiama il biscotto della fortuna?
I biscotti della fortuna, comunemente associati alla cucina cinese grazie alla loro presenza nei ristoranti, specialmente negli Stati Uniti, sono in realtà uninvenzione di origine giapponese. Furono ideati da un cuoco giapponese, ma la loro popolarità è legata alla cultura culinaria cinese doltreoceano.
Il Mistero del Biscotto: Un Dolce Inganno di Origine Giapponese
Il piccolo rotolo di pasta croccante, racchiudente un messaggio criptico scritto su un sottile foglio di carta: il biscotto della fortuna. Un’icona quasi universale della cultura cinese, spesso servita come dolce conclusione di un pasto in ristoranti cinesi sparsi per il globo, soprattutto negli Stati Uniti. Ma la sua storia, come spesso accade, è più complessa e meno scontata di quanto si possa immaginare. La domanda “Come si chiama il biscotto della fortuna?” è in realtà solo l’inizio di un viaggio affascinante che ci porta ben lontano dalla Cina.
Non esiste, infatti, un nome ufficiale per questo piccolo dolce. La sua denominazione varia a seconda della lingua e della cultura: “fortune cookie” in inglese, “biscuit de la chance” in francese, e così via. In cinese, spesso viene chiamato semplicemente “小饼干” (xiǎo bǐnggān), che significa letteralmente “piccolo biscotto”, un termine generico che non cattura l’essenza enigmatica di questo piccolo oggetto. La mancanza di una denominazione specifica riflette forse la sua stessa natura ibrida, un prodotto di un’invenzione straniera adottato e reinterpretato da una cultura diversa.
La verità, infatti, è che il biscotto della fortuna non è di origine cinese. Sebbene la sua associazione con la cucina cinese sia profondamente radicata nell’immaginario collettivo occidentale, le sue vere origini risiedono in Giappone. Vari studi storici concordano sul fatto che la sua creazione sia da attribuire a dei fornai giapponesi, probabilmente a partire dalla fine del XIX secolo. Si narra che la sua invenzione fosse legata ad una tradizione di dolci a forma di piccola foglia, o forse ad un’evoluzione di antiche pratiche di predizione.
Quello che è certo è che la sua diffusione negli Stati Uniti, avvenuta all’inizio del XX secolo, è strettamente legata all’immigrazione giapponese e, successivamente, cinese. I ristoranti cinesi negli Stati Uniti lo hanno adottato e rielaborato, trasformandolo in un simbolo distintivo della loro esperienza culinaria. Questa adozione ha cancellato, o almeno oscurato, le sue origini giapponesi, cementando la sua identità nella cultura americana come un’icona indiscutibilmente “cinese”.
In conclusione, il biscotto della fortuna, nonostante la sua immagine profondamente connessa alla cultura culinaria cinese, rimane un’enigmatica testimonianza di scambio culturale e appropriazione, un “dolce inganno” che ci ricorda come le tradizioni, anche quelle più apparentemente semplici, possano nascondere storie complesse e sorprendenti. La sua vera “identità” – se mai ne abbia una – continua a essere un mistero affascinante, una piccola, croccante testimonianza della fluidità della cultura e del potere della persistente associazione, anche se errata.
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