Come si chiama il Nebbiolo in Lombardia?

Il Nebbiolo lombardo: un’ombra della sua grandezza piemontese?

Il Nebbiolo, uva regina del Piemonte, in Lombardia assume un’identità sfumata, quasi un’ombra della sua gloriosa versione transalpina. Nonostante il vitigno sia presente in alcune zone della regione, le sue qualità, rispetto alle rinomate espressioni piemontesi, risultano spesso meno definite.

L’affinità con il terroir è fondamentale per la qualità di un vino. Il Nebbiolo, uva notoriamente esigente, sembra richiedere le specifiche condizioni microclimatiche del Piemonte per esprimere al meglio la sua complessità aromatica e la sua struttura tannica. In Lombardia, dove le condizioni geografiche e climatiche divergono, il risultato spesso non raggiunge gli standard qualitativi che caratterizzano i Nebbioli del Piemonte.

Sebbene la presenza del Nebbiolo in Lombardia sia riconoscibile, le sue manifestazioni locali non raggiungono l’eccellenza. A differenza del Piemonte, dove il Nebbiolo assume forme distintive, come lo “Spanna” in alcune zone, o la “Chiavennasca” nella Valtellina, la sua identità lombarda rimane, per così dire, in ombra. La regione, ricca di tradizioni enologiche e di altri vitigni d’eccellenza, sembra non aver saputo, o non aver ancora potuto, esprimere appieno il potenziale di questo vitigno.

Questo non significa che in Lombardia non ci siano produzioni di Nebbiolo. Semplicemente, la qualità, spesso, non raggiunge gli stessi livelli di espressione aromatica, complessità e longevità dei vini prodotti nel cuore della sua terra d’origine. La peculiarità del Nebbiolo lombardo, quindi, sembra essere piuttosto quella di un’interpretazione rispetto alla sua versione canonica.

In conclusione, il Nebbiolo lombardo, mentre presente, non mostra lo stesso fascino e la stessa qualità del suo equivalente piemontese. Le differenze territoriali e forse anche la minore affinità con il terroir locale contribuiscono a questa diversità. La strada per un Nebbiolo lombardo di alto profilo sembra ancora da percorrere, ma l’esperienza accumulata e l’attenzione crescente verso la qualità locale aprono sicuramente nuove prospettive.