Come si chiama la signora di Bari che fa le orecchiette?

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Nunzia, soprannominata La Pastaia, è unicona delle tradizioni culinarie baresi. Preparando le orecchiette a mano nei vicoli di Bari Vecchia, soprattutto durante la Festa dellImmacolata, mantiene viva larte di questa pasta tipica pugliese.
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Nunzia, la Pastaia di Bari Vecchia: Guardiana di un’arte antica tra le dita infarinate

Nel dedalo di vicoli lastricati di Bari Vecchia, tra il profumo di mare e il vociare dei mercanti, si cela un’anima antica, custode di una tradizione che profuma di farina e di casa. Il suo nome è Nunzia, ma per tutti è “La Pastaia”, un’icona vivente dell’arte culinaria barese.

Con mani esperte e veloci come fossero guidate da un’antica memoria, Nunzia danza tra spianatoie e mattarelli, dando vita a piccole meraviglie di pasta fresca: le orecchiette. Un gesto dopo l’altro, un pizzico di semola e un tocco delicato, trasforma la pasta in piccole concavità perfette, simili a piccole orecchie pronte ad ascoltare i segreti del mare.

La sua bottega a cielo aperto, un piccolo desco di legno consumato dal tempo, si affaccia su uno dei vicoli più caratteristici di Bari Vecchia. Qui, ogni giorno, Nunzia mette in scena uno spettacolo antico, affascinando turisti e concittadini con la sua maestria. Ma è durante la Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, che la sua arte raggiunge l’apice.

In mezzo a luci e decorazioni natalizie, il vicolo si anima di un via vai frenetico di gente. L’aria si riempie del profumo inebriante delle orecchiette appena fatte, condite con sughi tradizionali come le cime di rapa o il ragù barese. Nunzia, instancabile, continua a lavorare con un sorriso contagioso, dispensando consigli e segreti della sua arte.

Le sue orecchiette non sono solo un piatto tipico, sono un simbolo di Bari, un concentrato di storia, passione e tradizione. Ogni orecchietta racchiude in sé l’amore per la propria terra, la dedizione al lavoro artigianale e la gioia di condividere sapori autentici.

Nunzia, “La Pastaia” di Bari Vecchia, è molto più di una semplice cuoca. È una guardiana della memoria, un’ambasciatrice di gusto e un’artista che con le sue mani infarinate continua a dipingere la storia di una città.