Come si chiamano i cavatelli lunghi?

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I cavatelli, pasta tipica pugliese, se superano il centimetro di lunghezza, prendono il nome di capunti. Una pratica regola empirica li distingue: un dito di lunghezza indica il cavatello, due dita il capunto.

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Tra Cavatelli e Capunti: Un Gioco di Lunghezze e Tradizioni Pugliesi

La Puglia, terra di sapori intensi e tradizioni millenarie, custodisce gelosamente le sue ricette, tramandate di generazione in generazione. Tra queste, la pasta fresca occupa un posto d’onore, con forme e nomi che spesso rispecchiano la storia e la cultura del territorio. E se i cavatelli rappresentano un classico indiscusso, un’interessante variante, legata alla semplice misura della lunghezza, introduce un altro protagonista della gastronomia pugliese: il capunto.

La distinzione tra cavatello e capunto, apparentemente banale, è in realtà un elemento chiave per comprendere la ricchezza della tradizione pastificia pugliese. Non si tratta solo di una questione di dimensioni, ma di una sottile differenza che influenza anche la consistenza e la modalità di cottura. Il cavatello, infatti, è caratterizzato da una forma a conchiglia, di piccole dimensioni, generalmente non superiore al centimetro di lunghezza. Si tratta di un formato delicato, ideale per sughi leggeri e vellutati, che esalta la sua consistenza morbida e avvolgente.

Ma quando la pasta supera quel limite, quando la manualità esperta della sfoglina crea un “filo” più lungo, allora entra in scena il capunto. Una semplice regola empirica, tramandata oralmente, ne definisce la dimensione: se un cavatello misura circa la lunghezza di un dito, il capunto ne misura comodamente due. Questa maggiore lunghezza, oltre a donare una maggiore superficie di contatto al sugo, modifica la consistenza della pasta, rendendola leggermente più consistente, ideale per sughi più corposi e saporiti, magari arricchiti da ragù di carne o verdure stufate.

La differenza non è quindi solo visiva, ma anche gustativa e sensoriale. Il capunto, con la sua maggiore lunghezza e consistenza, offre un’esperienza culinaria diversa rispetto al cavatello, più delicato e adatto a sughi più leggeri. Questa sottile distinzione, basata su una semplice misurazione, evidenzia l’attenzione ai dettagli e la precisione che contraddistinguono la pasta fatta a mano, un vero e proprio tesoro della cultura pugliese. Un tesoro che, tra una sfoglia e l’altra, si tramanda attraverso le generazioni, mantenendo vivo il legame con le radici e la profonda conoscenza della materia prima. E così, tra un cavatello e un capunto, si snoda un racconto fatto di sapori, tradizioni e maestria artigianale, un vero e proprio patrimonio da preservare e celebrare.