Come si dice ciliegia in calabrese?

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In calabrese, ciliegia si traduce con ciràsa, derivante dal greco kerasos. Altri esempi di termini calabresi con radici greche sono cuddrura (pane rotondo) da kollyra e grasta (vaso per fiori) da gaster.

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La dolcezza della ciràsa: un assaggio di greco antico nel dialetto calabrese

La Calabria, terra di sole e di sapori intensi, custodisce nella sua lingua, il dialetto calabrese, un tesoro di parole antiche, echi di un passato glorioso che riaffiorano nella quotidianità. Prendiamo ad esempio la parola ciràsa, la ciliegia, piccolo frutto rosso che annuncia l’arrivo dell’estate. La sua dolcezza si accompagna ad un’etimologia affascinante, che ci riporta direttamente all’antica Grecia.

Ciràsa, infatti, deriva dal greco kerasos, termine che indicava proprio il ciliegio. Questa radice si ritrova in numerose lingue, a testimonianza dell’influenza culturale e commerciale che la Magna Grecia ha esercitato sulla penisola italiana. In Calabria, questa influenza linguistica è particolarmente evidente, permeando il lessico con termini che spaziano dalla cucina all’artigianato, all’agricoltura.

La ciràsa non è un caso isolato. Altri esempi di vocaboli calabresi di origine greca sono cuddrura, il tipico pane rotondo, che deriva da kollyra, termine greco che indicava una sorta di focaccia. L’immagine della cuddrura calda, appena sfornata, evoca la convivialità e la semplicità della tradizione contadina, un legame profondo con la terra e con le sue antiche radici.

Un ulteriore esempio è rappresentato dalla parola grasta, il vaso di terracotta utilizzato per coltivare fiori e piante aromatiche. Questo termine trova la sua origine nel greco gaster, che significa ventre, pancia, alludendo alla forma rotonda e contenitiva del vaso. La grasta, con la sua rusticità e la sua bellezza senza tempo, decora balconi e giardini, portando con sé un frammento di storia e di cultura.

Questi esempi, apparentemente semplici, ci raccontano una storia millenaria di scambi culturali, di contaminazioni linguistiche e di tradizioni tramandate di generazione in generazione. La ciràsa, la cuddrura e la grasta sono solo alcune delle tante parole calabresi che conservano al loro interno un’eco dell’antica Grecia, testimoni silenziosi di un passato che continua a vivere nel presente, donando al dialetto calabrese una ricchezza e una profondità uniche. Un invito a gustare non solo la dolcezza della ciràsa, ma anche la bellezza di una lingua che affonda le sue radici nella storia.