Come si dice pasticceri o pasticcieri?

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La forma corretta è pasticciere con la i. Come per altri mestieri (pompiere, portiere), il suffisso -iere si aggiunge alla radice, anche se il nome del luogo di lavoro, pasticceria, non la prevede.

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Il dolce dilemma: pasticciere o pasticceri? La “i” che fa la differenza.

Spesso, la lingua italiana ci pone di fronte a dubbi apparentemente banali, ma che possono rivelarsi veri e propri rompicapi grammaticali. Uno di questi riguarda la forma corretta del plurale di “pasticciere”: pasticceri o pasticcieri? La risposta, seppur semplice, nasconde una logica che merita di essere approfondita.

La forma corretta, senza ombra di dubbio, è pasticcieri, con la “i”. Questo perché, come accade per altri nomi di mestiere terminanti in “-iere” (pensiamo a pompiere, portiere, panettiere), la formazione del plurale avviene aggiungendo semplicemente la “i” alla radice della parola, ovvero “pasticc-“.

La confusione nasce probabilmente dall’assonanza con il sostantivo “pasticceria”, dove la “i” dopo la “c” è assente. È facile, quindi, cadere nella trappola di estendere questa assenza anche al plurale del mestiere. Tuttavia, la formazione del plurale dei nomi di mestiere segue una regola precisa, indipendente dalla forma del luogo in cui si svolge l’attività. Non esiste, dunque, una “pasticcerie” dove lavorano i “pasticceri”, ma una “pasticceria” dove lavorano i “pasticcieri”.

Questa regola, sebbene possa sembrare arbitraria, si fonda su una logica linguistica ben precisa. Il suffisso “-iere” deriva dal latino “-arius”, che indicava appunto l’agente di un’azione o il possessore di qualcosa. Questo suffisso, nel passaggio dal latino all’italiano, ha mantenuto la sua forma originaria nel plurale, aggiungendo semplicemente la desinenza “-i”.

Pertanto, la prossima volta che vi troverete a parlare di questi artisti del dolce, ricordatevi la “i” che fa la differenza: non “pasticceri” senza “i”, ma pasticcieri, con la “i” ben salda al suo posto, a custodire la dolcezza della lingua italiana.