Da dove proviene la carne di cavallo in Italia?

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La carne equina consumata in Italia è prevalentemente importata. Solo il 20% del fabbisogno nazionale è di produzione italiana. La Polonia è il principale fornitore estero, seguita da altri Paesi europei come Ungheria, Romania e Francia.

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Il Mistero della Carne Equina in Italia: Tra Tradizione e Importazione

La carne di cavallo, un tempo alimento base in molte culture, continua a trovare estimatori anche in Italia, soprattutto in alcune regioni dove la tradizione culinaria legata a questo tipo di carne è ancora vivace. Tuttavia, dietro le fette di sfilacci di cavallo e le braciole equine che troviamo al supermercato o in macelleria, si cela una realtà complessa legata all’approvvigionamento e alla filiera. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gran parte della carne equina consumata nel nostro Paese non proviene da allevamenti italiani.

L’Italia, pur avendo una storia legata all’allevamento equino, non riesce a soddisfare internamente la domanda di carne di cavallo. Questo divario tra richiesta e offerta interna si traduce in un’elevata dipendenza dalle importazioni. Le cifre parlano chiaro: solamente un misero 20% del fabbisogno nazionale è coperto dalla produzione italiana. Il restante 80% proviene da fonti estere, principalmente da Paesi europei.

A guidare la classifica dei fornitori di carne equina all’Italia è la Polonia, che detiene una quota di mercato significativa. Seguono poi altri paesi dell’Est e del Centro Europa, come Ungheria e Romania, noti per le loro tradizioni di allevamento equino e per la produzione di carne a prezzi competitivi. Anche la Francia gioca un ruolo importante nell’approvvigionamento, sebbene in misura minore rispetto ai primi tre paesi citati.

Ma perché questa dipendenza dalle importazioni? Le ragioni sono molteplici. In primis, l’allevamento di cavalli da carne in Italia ha subito un declino negli ultimi decenni. Fattori come la crescente concorrenza da parte di altre carni, i costi di produzione e le normative sempre più stringenti in materia di benessere animale hanno contribuito a rendere l’allevamento equino meno redditizio per molti agricoltori.

Inoltre, la percezione del cavallo è cambiata nel tempo. Da animale da lavoro e fonte di cibo, è diventato sempre più un animale da compagnia o per attività sportive. Questo ha portato a una diminuzione degli allevamenti finalizzati alla produzione di carne.

Infine, i gusti dei consumatori giocano un ruolo cruciale. La carne equina, pur apprezzata per il suo sapore particolare e le sue proprietà nutrizionali (è ricca di ferro e povera di grassi), non è così popolare come la carne bovina o suina. Questa limitata domanda interna contribuisce a rendere l’allevamento equino meno attraente per gli investitori.

In conclusione, quando gustiamo una succulenta bistecca di cavallo, è importante essere consapevoli che molto probabilmente essa ha viaggiato da lontano. Conoscere l’origine della carne equina che consumiamo significa comprendere un pezzo di storia economica e culturale, e soprattutto, stimolare una riflessione sulla necessità di supportare le filiere locali e promuovere un consumo consapevole e responsabile. Magari, in futuro, potremmo assistere a un’inversione di tendenza, con un aumento della produzione italiana e una diminuzione della dipendenza dall’estero, a beneficio dell’economia locale e della valorizzazione delle tradizioni culinarie del nostro Paese.