Quali sono le sostanze responsabili dei profumi terziari del vino?

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Gli aromi terziari del vino, sviluppati durante linvecchiamento, si distinguono in tre categorie: balsamico-legnoso, con note di rovere e legno affumicato; speziato, con note di vaniglia e cannella; animale, con note di cuoio e pelliccia.
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L’Alchimia del Tempo: Svelare i Misteri dei Profumi Terziari del Vino

Il vino, bevanda antica e complessa, è un caleidoscopio di aromi che si rivelano in un’evoluzione continua. Se gli aromi primari, frutto del vitigno e del terroir, e quelli secondari, derivanti dalla fermentazione, sono relativamente noti, i profumi terziari rappresentano un capitolo affascinante e spesso misterioso, frutto dell’invecchiamento e dell’interazione tra il vino e il suo contenitore. Questi aromi, sviluppati nel lungo processo di maturazione, aggiungono strati di complessità e profondità sensoriale, elevando l’esperienza di degustazione a un livello superiore.

Si distinguono generalmente tre categorie di aromi terziari: balsamico-legnoso, speziato e animale. La loro genesi, però, non è un semplice processo additivo, bensì una complessa reazione chimica che coinvolge una vasta gamma di composti. Non esiste una singola molecola responsabile di un aroma terziario specifico, ma piuttosto un insieme sinergico di sostanze che interagiscono tra loro per creare la percezione olfattiva finale.

La categoria balsamico-legnosa, con le sue note di rovere, legno affumicato, tabacco e persino sottobosco, è profondamente legata all’interazione del vino con la botte. La tostatura del legno rilascia composti fenolici come le lactoni, responsabili di note di cocco e vaniglia, e le guaiacole, che contribuiscono a sfumature speziate e affumicate. La presenza di elaggitannini e lignine, componenti della struttura legnosa, influenza ulteriormente la percezione balsamica, donando complessità e persistenza aromatica. Inoltre, la lenta ossidazione del vino in botte favorisce la formazione di composti volatili come il vanillina e il siringolo, che contribuiscono all’aspetto balsamico e legnoso.

La categoria speziata, con le sue note di vaniglia, cannella, chiodi di garofano e pepe nero, è anch’essa strettamente connessa all’invecchiamento in legno, ma anche all’evoluzione stessa del vino. Come accennato, la vanillina, derivata dalla lignina del rovere, gioca un ruolo cruciale, ma anche altri composti come l’eugenolo (chiodi di garofano) e il cinnamaldeide (cannella) possono contribuire a questa complessità aromatica. L’interazione tra questi composti, influenzata da fattori come il tipo di legno, il grado di tostatura e il tempo di affinamento, determina la specificità del profilo speziato di ogni vino.

Infine, la categoria animale, con le sue note di cuoio, pelliccia, tabacco e persino sudore equino, rappresenta spesso il culmine dell’invecchiamento e richiede un lungo periodo di affinamento. Questi aromi sono spesso legati alla presenza di composti azotati derivanti dalla degradazione di aminoacidi e proteine, che si trasformano in composti eterociclici come le piridine e le tioli, responsabili di note di cuoio e sottobosco. L’ossidazione gioca un ruolo fondamentale anche in questo caso, contribuendo alla formazione di composti sulfurei che possono conferire sfumature di zolfo o addirittura note più pungenti.

In conclusione, la comprensione dei profumi terziari del vino richiede un approccio olistico, che tenga conto dell’interazione complessa tra il vino, il legno, il tempo e i processi chimici che si susseguono durante l’invecchiamento. È un mondo affascinante, ancora in parte da esplorare, dove l’arte dell’enologo si unisce alla magia della natura per creare un’esperienza sensoriale unica e indimenticabile.