Quando la carne perde sangue?

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La carne rossa deve il suo colore alla mioglobina, proteina che lega lossigeno. La perdita di ossigeno, durante la conservazione o la cottura, causa un cambiamento cromatico dal rosso vivo a tonalità più scure, fino al marrone.

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Il Mistero del “Sangue” nella Carne: Un’Indagine sul Colore e la Freschezza

Quante volte, tagliando una bistecca o preparando uno spezzatino, ci siamo imbattuti in quel liquido rosso che erroneamente associamo al sangue? È una visione comune, quasi intrinseca all’esperienza di cucinare la carne rossa. Eppure, quel liquido non è sangue, o meglio, non principalmente. È un indizio di una storia più complessa che riguarda la composizione della carne, le reazioni chimiche che avvengono durante la sua conservazione e la cottura, e la percezione stessa di freschezza che abbiamo di un alimento.

La chiave per svelare questo piccolo mistero risiede in una proteina: la mioglobina. Questa proteina, presente abbondantemente nelle fibre muscolari della carne rossa (bovino, ovino, suino), ha una funzione cruciale: legare l’ossigeno. Proprio come l’emoglobina nel nostro sangue trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti, la mioglobina accumula e rilascia ossigeno all’interno dei muscoli, fornendo l’energia necessaria per il loro funzionamento. È proprio la mioglobina, legata all’ossigeno, a conferire alla carne il suo caratteristico colore rosso vivo, sintomo di freschezza e ossigenazione.

Ma cosa succede quando la carne viene conservata o sottoposta a cottura? La magia del colore inizia a svanire, e con essa, il nostro senso di appetibilità. La perdita di ossigeno, causata da diversi fattori, innesca una serie di reazioni chimiche che alterano la mioglobina. Durante la conservazione, l’esposizione all’aria e alla luce può gradualmente ossidare la proteina, trasformandola in metmioglobina, che ha un colore marrone-grigiastro. Questo cambiamento cromatico è spesso interpretato come un segno di deterioramento, anche se la carne potrebbe essere ancora perfettamente sicura da consumare.

Il “sangue” che vediamo fuoriuscire dalla carne cruda o parzialmente cotta è quindi un mix di acqua, mioglobina (e in minor misura emoglobina residua), e altre proteine muscolari disciolte. Più la carne è cotta, più la mioglobina si denatura e rilascia il suo colore, contribuendo a rendere quel liquido ancora più evidente. La quantità e l’intensità del colore di questo liquido possono variare a seconda del tipo di carne, della sua età, della razza dell’animale e del metodo di cottura utilizzato.

È importante sottolineare che questo cambiamento di colore non è necessariamente indice di scarsa qualità o di carne avariata. Una bistecca che ha perso un po’ del suo colore rosso vivo e ha sviluppato una leggera tonalità marroncina durante la conservazione in frigorifero è spesso ancora perfettamente commestibile. Tuttavia, è fondamentale affidarsi sempre ai propri sensi: odore sgradevole, consistenza appiccicosa o aspetto decisamente alterato sono segnali di allarme che non vanno ignorati.

In conclusione, la prossima volta che vedremo quel “sangue” fuoriuscire dalla carne, ricorderemo che si tratta di un fenomeno naturale, legato alla chimica della mioglobina e alle sue interazioni con l’ossigeno. Comprendere questo processo non solo ci permette di apprezzare meglio la complessità di un alimento così comune come la carne, ma ci aiuta anche a fare scelte più consapevoli riguardo alla sua conservazione e al suo consumo. Non è sangue, ma un indicatore di una storia affascinante, che inizia con l’ossigeno e termina con un pasto gustoso.