Quando i bambini possono mangiare quello che mangiamo noi?

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A partire dai 6 mesi, i bambini possono mangiare gli stessi cibi degli adulti, purché preparati in modo adatto alle loro esigenze.

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Oltre lo svezzamento: quando e come condividere il cibo con i nostri bambini

La domanda che tormenta molti genitori è: quando i miei figli potranno finalmente gustare gli stessi piatti che prepariamo per noi? La risposta, semplicisticamente, è: a partire dai sei mesi, ma con importanti precisazioni. Non si tratta semplicemente di condividere il cibo, bensì di introdurlo in modo consapevole e sicuro, adattandolo alle delicate esigenze digestive e nutrizionali del piccolo.

L’idea che a sei mesi il bambino possa mangiare “quello che mangiamo noi” è un’affermazione parzialmente vera, ma fortemente semplificata. Il “noi” deve infatti essere inteso come un “noi” attento e responsabile. Non significa esporre il bimbo a cibi pesanti, conditi con eccessivo sale, zucchero o spezie, né a pietanze crude o potenzialmente pericolose (come ad esempio, pezzi di carne o verdura troppo grandi che potrebbero provocare soffocamento).

A sei mesi, infatti, inizia lo svezzamento, ma non come un passaggio improvviso al cibo solido, bensì come un graduale processo di introduzione di nuove consistenze e sapori, sempre sotto la attenta supervisione di un pediatra. La fase iniziale prevede omogeneizzati, passati e creme, per poi procedere gradualmente verso una maggiore consistenza degli alimenti. Solo a partire dai 12 mesi circa, si potrà pensare a una maggiore condivisione, con la dovuta attenzione alla preparazione.

Ciò che il bambino può mangiare, anche a partire dai sei mesi, dipende dalla sua capacità di masticare e digerire. E’ fondamentale optare per cibi cotti, ben frullati o tritati finemente, evitando di offrire alimenti che presentano un elevato rischio di soffocamento. Pasta, riso, patate, carne (ben cotta e sminuzzata), pesce (privo di lische), legumi (ben passati) e verdure (cotte e frullate) sono ottimi esempi di cibi adatti. L’importante è variare l’offerta per garantire un apporto nutrizionale completo e stimolare il palato del bambino.

Il passaggio a una dieta più simile a quella degli adulti deve essere graduale e monitorato, prestando attenzione alla risposta del bambino. Ogni bambino ha i suoi ritmi, pertanto non bisogna forzare i tempi. Se osservazioni di allergie o intolleranze, è fondamentale rivolgersi al pediatra per una valutazione accurata.

Concludendo, la condivisione del cibo con i nostri bambini è un momento prezioso di crescita e condivisione familiare. Però, questa condivisione deve essere consapevole e responsabile, rispettando i tempi di sviluppo del bambino e garantendo la sua sicurezza e il suo benessere. Non si tratta semplicemente di condividere il piatto, ma di offrire al piccolo un’alimentazione sana, varia ed equilibrata, in linea con le sue esigenze evolutive.