Quando non è possibile allattare al seno?

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Lallattamento al seno è sconsigliato in presenza di gravi malattie materne come sepsi, nefrite cronica, tubercolosi attiva o psicosi postpartum. Lherpes simplex bilaterale al capezzolo e lassunzione di farmaci incompatibili con lallattamento costituiscono ulteriori controindicazioni.

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L’allattamento al seno: quando la scelta migliore diventa impossibile

L’allattamento al seno, celebrato per i suoi innumerevoli benefici per la salute del neonato e della madre, non è sempre una strada percorribile. Esistono infatti situazioni in cui, per la sicurezza di entrambi, è necessario ricorrere all’allattamento artificiale. Definire con precisione quando l’allattamento al seno è controindicato richiede una valutazione caso per caso, condotta da un professionista sanitario, ma alcune condizioni mediche rappresentano chiare controindicazioni.

Tra le patologie materne che rendono sconsigliabile, o addirittura pericolose, l’allattamento al seno, figurano le infezioni gravi. La sepsi, per esempio, è una condizione potenzialmente letale caratterizzata da una risposta infiammatoria sistemica ad un’infezione. La trasmissione del patogeno al neonato attraverso il latte materno rappresenta un rischio inaccettabile. Similmente, una nefrite cronica in fase attiva, con compromissione della funzionalità renale, può comportare la presenza nel latte di sostanze dannose per il piccolo. Anche la tubercolosi attiva, se non adeguatamente trattata, può essere trasmessa al bambino attraverso il latte materno, esponendolo a gravi rischi per la salute.

Al di là delle infezioni, anche alcune condizioni di natura psichiatrica possono rendere difficoltoso o impossibile l’allattamento. Una psicosi postpartum, caratterizzata da gravi alterazioni dell’umore e del pensiero, può compromettere la capacità della madre di prendersi cura del proprio bambino, rendendo l’allattamento un’ulteriore fonte di stress e potenziale pericolo. In questi casi, la priorità è la salute mentale della madre e la sicurezza del neonato.

Oltre alle condizioni sistemiche, esistono anche problematiche locali che impediscono l’allattamento. Un caso emblematico è rappresentato dall’herpes simplex bilaterale al capezzolo. La presenza di lesioni attive, dolorose e altamente contagiose, rende impossibile e pericoloso il contatto diretto con il neonato durante la poppata, esponendolo al rischio di infezione.

Infine, l’assunzione di determinati farmaci incompatibili con l’allattamento rappresenta un’ulteriore controindicazione. Molti farmaci, per le loro caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche, possono passare nel latte materno in quantità sufficienti a causare effetti collaterali nel neonato. La scelta di interrompere l’allattamento o di sostituire la terapia farmacologica deve essere presa in accordo con il medico e il pediatra, valutando attentamente il rapporto rischio-beneficio.

In conclusione, mentre l’allattamento al seno rappresenta generalmente la scelta migliore per la salute del neonato, è fondamentale ricordare che non è sempre possibile o consigliabile. La valutazione delle controindicazioni deve essere effettuata da professionisti sanitari competenti, che sapranno guidare la madre verso la soluzione più sicura ed appropriata per sé e per il proprio bambino, garantendo il benessere di entrambi.