Quando un bambino sente la mancanza della mamma?

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Intorno ai sei mesi, il bambino sviluppa una rappresentazione mentale della madre. La sua assenza genera un dolore profondo, provocando un senso di profonda indifesa e privazione perché solo lei può soddisfare i suoi bisogni.

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La mancanza della mamma: un’angoscia che nasce con la consapevolezza

Intorno ai sei mesi di vita, nel mondo interiore del bambino avviene una silenziosa ma fondamentale rivoluzione: si forma la permanenza dell’oggetto, ovvero la comprensione che le persone e le cose continuano ad esistere anche quando non sono direttamente percepibili. Questo traguardo evolutivo, apparentemente semplice, ha un impatto emotivo profondo, soprattutto in relazione alla figura materna. Prima di questo momento, la mamma esiste solo nel “qui e ora” dell’esperienza sensoriale del bambino: se non la vede, non la sente, per lui è come se non esistesse. Con la permanenza dell’oggetto, invece, il bambino inizia a costruire una rappresentazione mentale della madre, un’immagine interna che persiste anche in sua assenza.

Ed è proprio qui che nasce la possibilità di sentire la sua mancanza. L’assenza fisica della mamma non è più un semplice “scomparire” dalla realtà, ma diventa una privazione, un vuoto che genera un dolore profondo e un senso di angoscia. Questo perché la madre, nei primi mesi di vita, non è solo colei che nutre e accudisce: è il mondo intero del bambino, la fonte di conforto, sicurezza e regolazione emotiva. Il suo volto, il suo odore, il suo contatto sono essenziali per il suo benessere psicofisico.

L’angoscia da separazione, quindi, non è un capriccio o un’esagerazione, ma una reazione emotiva legittima e profondamente radicata nella biologia e nella psicologia del bambino. È l’espressione di un bisogno primario, quello di sentirsi protetto e contenuto dalla figura di riferimento principale. La mamma, in questa fase, rappresenta la base sicura da cui partire per esplorare il mondo e a cui tornare per trovare rifugio e consolazione. La sua assenza, quindi, si traduce in un senso di profonda indifesa e vulnerabilità, perché solo lei, con la sua presenza fisica e affettiva, può colmare quel vuoto e ristabilire l’equilibrio emotivo.

È importante sottolineare che l’intensità e la durata dell’angoscia da separazione possono variare da bambino a bambino, influenzate da fattori temperamentali, esperienziali e contestuali. Tuttavia, la sua presenza nei primi anni di vita è un segnale positivo dello sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino, testimonianza del legame profondo che lo unisce alla madre e della sua crescente consapevolezza del mondo che lo circonda. Comprendere la natura di questa angoscia è fondamentale per rispondere ai bisogni del bambino con empatia e sensibilità, accompagnandolo gradualmente verso una maggiore autonomia e sicurezza.