Quando ci si può definire ubriachi?

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Lubriachezza, in senso figurato, indica uno stato di grande confusione mentale e stordimento, simile a quello causato dallalcol, ma derivante da altre cause. Si manifesta con disorientamento e incapacità di pensare chiaramente.

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L’Ubriachezza: Oltre il Bicchiere Ribaltabile

L’ubriachezza, termine comunemente associato al consumo eccessivo di alcol, cela in sé una sfaccettatura più complessa e sfuggente. Mentre l’immagine classica evoca risate fragorose, barcollamento e linguaggio incoerente, la realtà dell’ubriachezza, sia essa alcolica o meno, trascende la semplice alterazione sensoriale. Definire con precisione il confine tra un piacevole stato di rilassamento e una vera e propria intossicazione, sia essa indotta dall’etanolo o da altre cause, si rivela un compito più arduo di quanto si possa immaginare.

Nel caso dell’ubriachezza alcolica, la legge fornisce una definizione operativa, basata sulla concentrazione di alcol nel sangue (tasso alcolemico o T.A.C.). Tuttavia, questa misura oggettiva non cattura appieno la complessità soggettiva dell’esperienza. Due individui con lo stesso T.A.C. possono manifestare sintomi e livelli di compromissione cognitiva radicalmente diversi, a seconda di fattori come tolleranza, peso corporeo, metabolismo e persino stato d’animo. Un individuo con una bassa tolleranza potrebbe sperimentare una significativa compromissione cognitiva a livelli di alcol nel sangue relativamente bassi, mentre un altro, con maggiore tolleranza, potrebbe manifestare sintomi minimi a concentrazioni superiori.

Ma l’ubriachezza, in senso figurato, estende i suoi tentacoli ben oltre la sfera dell’alcolismo. Possiamo parlare di “ubriachezza del potere”, di “ubriachezza amorosa”, o persino di “ubriachezza ideologica”. In questi casi, non è l’etanolo a torcere la percezione della realtà, ma altre sostanze, metaforiche o meno, che producono un analogo stato di alterazione cognitiva. L’eccessiva fiducia in se stessi, la passione accecante o l’adesione acritica a un’ideologia possono portare a una distorsione della realtà simile a quella indotta dall’alcol: disorientamento, incapacità di giudizio critico, pensieri confusi e una percezione alterata delle conseguenze delle proprie azioni.

Questa “ubriachezza metaforica” presenta una sfida ancora maggiore in termini di definizione e misurazione. Mancano strumenti oggettivi per quantificare il grado di “intossicazione” ideologica o passionale. La valutazione si basa inevitabilmente sull’osservazione del comportamento, sul giudizio soggettivo e sulla capacità dell’individuo di mantenere una percezione oggettiva della realtà. Un individuo “ubriaco di potere” può prendere decisioni sconsiderate, ignorando i consigli degli altri e sottovalutando i rischi. Allo stesso modo, un individuo “ubriaco d’amore” potrebbe perdere il contatto con la realtà, trascurando aspetti importanti della propria vita o di quella del partner.

In conclusione, l’ubriachezza, al di là della sua definizione chimica, rappresenta uno stato di alterazione cognitiva che può derivare da diverse fonti. Comprendere le diverse manifestazioni di questo stato, sia nell’ambito fisico che in quello metaforico, è cruciale per affrontare in modo efficace le sue potenziali conseguenze negative, promuovendo una consapevolezza critica e un approccio responsabile alla gestione delle proprie emozioni, azioni e convinzioni. La sfida, dunque, non risiede solo nel definire l’ubriachezza, ma nel riconoscerla in tutte le sue forme, spesso subdole e difficili da individuare.