Quando si trattiene il respiro, il cuore batte più velocemente o più lentamente.?

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In una condizione di calma e rilassamento, il corpo attiva meccanismi di recupero. Di conseguenza, la frequenza cardiaca diminuisce, rallentando il battito cardiaco. Contestualmente, il ritmo respiratorio si fa più lento e i respiri diventano più profondi, favorendo unossigenazione efficiente e una sensazione di benessere generale.

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Il Paradosso dell’Apnea: Come il Trattenere il Respiro Influisce sul Battito Cardiaco

La domanda se il cuore batta più velocemente o più lentamente quando tratteniamo il respiro è tutt’altro che semplice e la risposta risiede in un intricato balletto di reazioni fisiologiche che il nostro corpo orchestra. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esiste una risposta univoca, ma piuttosto una sequenza di eventi che influenzano la frequenza cardiaca in modi diversi durante il periodo di apnea.

Partiamo da una base: in condizioni di relax, il nostro corpo tende a favorire un’economia energetica. La frequenza cardiaca rallenta, il ritmo respiratorio si fa più profondo e lento, ottimizzando l’ossigenazione dei tessuti. Immaginatevi seduti comodamente, gli occhi chiusi, mentre il vostro corpo si abbandona a un senso di calma. In questa situazione, la bradicardia (rallentamento del battito cardiaco) è una conseguenza naturale.

Ma cosa succede quando decidiamo di trattenere volontariamente il respiro? Inizialmente, soprattutto nei primi istanti, la risposta del corpo può essere variabile. Alcune persone potrebbero sperimentare un lieve aumento della frequenza cardiaca, una sorta di “preparazione” del corpo a una potenziale situazione di stress. Questo può essere interpretato come una risposta al leggero stato di ansia che può accompagnare l’atto di trattenere il respiro, soprattutto se non si è abituati.

Tuttavia, man mano che l’apnea prosegue, si innesca un meccanismo affascinante chiamato “riflesso d’immersione”, un adattamento evolutivo che condividiamo con i mammiferi marini. Questo riflesso, attivato dal contatto del viso con l’acqua fredda e, in parte, anche dalla semplice apnea, ha una serie di effetti protettivi, tra cui:

  • Bradicardia: Il cuore rallenta drasticamente. Questo permette di conservare l’ossigeno, diminuendo il consumo energetico del corpo.
  • Vasocostrizione periferica: I vasi sanguigni periferici si restringono, riducendo il flusso di sangue verso le estremità e convogliando l’ossigeno ai tessuti vitali, come il cervello e il cuore stesso.
  • Spostamento del sangue: Il volume di sangue si sposta verso il torace, proteggendo cuore e polmoni dalla pressione dell’acqua (anche se questa non è presente).

Quindi, a dispetto dell’iniziale, possibile, aumento, la risposta dominante e prolungata all’apnea è una diminuzione significativa della frequenza cardiaca. Il corpo si adatta alla mancanza di ossigeno cercando di preservare le risorse vitali.

È importante sottolineare che la velocità e l’intensità di questi effetti variano notevolmente da individuo a individuo, a seconda di fattori come l’età, la forma fisica, l’allenamento specifico, lo stato di salute generale e persino la predisposizione genetica. Un apneista allenato, ad esempio, sperimenterà una bradicardia più marcata e rapida rispetto a una persona non allenata.

In conclusione, la risposta alla domanda iniziale è complessa: sebbene possa esserci un breve aumento iniziale, la tendenza generale durante l’apnea è un rallentamento del battito cardiaco, un sofisticato meccanismo di sopravvivenza che ci collega ai nostri antenati marini. Trattenere il respiro è molto più di una semplice interruzione della respirazione; è un innesco per una cascata di eventi fisiologici che rivelano la straordinaria adattabilità del corpo umano.