Quali muffe sono cancerogene?

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Alcune muffe producono aflatossine, potenti cancerogeni. Le più pericolose per luomo sono le aflatossine B1, B2, G1, G2 ed M1, prodotte da *Aspergillus flavus* e *Aspergillus parasiticus*.
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Il Silenzioso Pericolo delle Muffe: Aflatossine e Rischio Cancerogeno

Le muffe, organismi ubiquitari presenti in ogni ambiente, da quello domestico a quello agricolo, sono spesso viste come un semplice inconveniente, un problema estetico da risolvere con una pulizia approfondita. Tuttavia, dietro la patina verde o nera di una superficie infestata si cela un pericolo spesso sottovalutato: la possibilità di esposizione a potenti cancerogeni. Non tutte le muffe sono pericolose, ma alcune specie producono metaboliti secondari altamente tossici, tra cui le temibili aflatossine.

Le aflatossine, in particolare le isoforme B1, B2, G1, G2 ed M1, rappresentano una grave minaccia per la salute umana. Questi composti, prodotti principalmente da due specie di Aspergillus, l’Aspergillus flavus e l’Aspergillus parasiticus, sono potenti epatotossici e, soprattutto, cancerogeni di classe 1, la classificazione più pericolosa secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Questo significa che esiste una chiara evidenza scientifica che dimostra la loro capacità di indurre il cancro nell’uomo.

L’esposizione alle aflatossine può avvenire attraverso diverse vie: l’ingestione di alimenti contaminati rappresenta la principale fonte di rischio. Cereali (mais, grano, riso), frutta secca (arachidi, noci), semi oleosi e spezie sono particolarmente vulnerabili all’infestazione da Aspergillus e alla conseguente produzione di aflatossine. La contaminazione può avvenire sia nel campo, durante la fase di crescita e raccolta, sia durante la conservazione e la trasformazione degli alimenti. Anche il latte e i prodotti lattiero-caseari possono risultare contaminati se l’animale da allevamento ha ingerito alimenti contaminati. L’aflatossina M1, ad esempio, è un metabolita dell’aflatossina B1 presente nel latte.

La pericolosità delle aflatossine risiede nella loro elevata stabilità termica e nella loro resistenza a molti trattamenti alimentari. La semplice cottura non garantisce l’eliminazione completa di queste tossine.

La quantità di aflatossine necessaria per causare danni significativi varia a seconda di diversi fattori, tra cui la suscettibilità individuale, la durata dell’esposizione e la presenza di altri fattori di rischio. Tuttavia, anche bassi livelli di esposizione a lungo termine possono aumentare il rischio di sviluppare tumori al fegato, oltre ad altre patologie epatiche.

La prevenzione è fondamentale. Controlli rigorosi nella produzione e nella conservazione degli alimenti, nonché una corretta igiene alimentare, sono cruciali per ridurre il rischio di esposizione. La consapevolezza del problema e l’adozione di comportamenti responsabili da parte dei consumatori, come la scelta di prodotti da fornitori affidabili e l’ispezione accurata degli alimenti prima del consumo, sono altrettanto importanti per tutelare la propria salute. L’attenzione al problema delle muffe e delle loro tossine non è un semplice accorgimento, ma una necessità per la salvaguardia della salute pubblica.