Perché si dice cin cin quando si brinda?
Durante i brindisi, alziamo i bicchieri e li facciamo risuonare, dicendo Cin Cin. Questa espressione trae origine dal cinese ching ching, che significa prego, prego. I marinai usavano questa formula, simile nel suono a Cin Cin, sia per ringraziare che per augurare prosperità.
Il Tintinnio dei Calici e l’Eco Lontana dell’Oriente: perché diciamo “Cin Cin” quando brindiamo?
Il suono cristallino dei calici che si sfiorano, un gesto rituale che precede un augurio sincero: il brindisi. E immancabilmente, la parola che unisce le voci e suggella il momento: “Cin Cin!”. Ma da dove nasce questa espressione così universale, eppure così peculiare? La risposta, come spesso accade, affonda le radici in un passato lontano, intriso di viaggi, scambi commerciali e, sorprendentemente, echi dell’Estremo Oriente.
L’ipotesi più accreditata, e indubbiamente la più affascinante, ci conduce direttamente alla Cina. Nel corso dei secoli, i commerci tra l’Occidente e il Celeste Impero hanno portato non solo merci preziose come seta e spezie, ma anche parole e usanze che, lentamente, si sono infiltrate nella cultura europea. Tra queste, spicca l’espressione “ching ching” (请请 – qǐng qǐng), un’espressione di cortesia che, tradotta letteralmente, significa “prego, prego”. Un invito, un’offerta, un modo gentile per sollecitare l’interazione.
Furono soprattutto i marinai, figure centrali in questi traffici marittimi, a familiarizzare con questa formula. Nei porti cinesi, “ching ching” era una frase ricorrente, utilizzata sia per ringraziare un favore, sia per augurare prosperità negli affari. Immaginiamo questi uomini di mare, reduci da mesi di navigazione, scambiarsi un sorriso e un “ching ching” mentre alzavano i loro bicchieri improvvisati, celebrando l’arrivo in un porto sicuro o la conclusione di un affare vantaggioso.
La somiglianza fonetica tra “ching ching” e “Cin Cin” è innegabile. E’ facile immaginare come, nel passaggio orale di bocca in bocca, l’espressione cinese si sia progressivamente adattata alle sonorità occidentali, trasformandosi in quella che oggi conosciamo. Un processo di “volgarizzazione” linguistica, certo, ma che ha conservato intatto il significato originario di cortesia, augurio e condivisione.
Ma perché il suono dei bicchieri? Anche questo gesto, che accompagna il “Cin Cin”, ha un valore simbolico. Si crede che il tintinnio serva ad unire tutti i sensi al piacere del brindisi: la vista del calice colmo, l’olfatto del vino, il gusto della bevanda e, infine, l’udito, sollecitato dal suono cristallino dei bicchieri che si sfiorano. Un’armonia sensoriale che rende il brindisi un’esperienza completa e memorabile.
In conclusione, la prossima volta che alzerete il calice e pronuncerete “Cin Cin!”, ricordatevi di questa storia. Un viaggio immaginario che parte dai porti brulicanti della Cina e approda sulle nostre tavole, portando con sé un carico prezioso di significati e di connessioni tra culture diverse. Un piccolo gesto, un suono familiare, che racchiude secoli di storia e la promessa di un futuro prospero. Salute!
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