Quanto costa un fringe benefit al datore di lavoro?

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Un benefit da 200€ costa allazienda 260€, con un aggravio del 30%. Il dipendente riceve circa 180€ netti, a seguito di una trattenuta di circa il 9%. Questo meccanismo riduce il valore del benefit per il lavoratore e aumenta il costo per il datore di lavoro.

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Il costo nascosto dei fringe benefit: un’analisi approfondita

I fringe benefit, quei “plus” offerti ai dipendenti oltre allo stipendio base, rappresentano un elemento sempre più importante nella strategia di welfare aziendale. Tuttavia, la loro apparente convenienza per il lavoratore e la semplicità gestionale per l’azienda nascondono una complessità spesso sottovalutata, soprattutto per quanto riguarda il reale costo per il datore di lavoro. Contrariamente a una percezione superficiale, un benefit non costa semplicemente quanto il suo valore nominale.

Prendiamo ad esempio un benefit di 200 euro erogato al dipendente sotto forma di buoni pasto, assegni welfare o altri strumenti similari. L’azienda, in realtà, non si limita a sborsare 200 euro. Il costo effettivo, come evidenziato dal caso di studio, sale a 260 euro, con un aggravio del 30%. Questo incremento deriva da una serie di oneri aggiuntivi, spesso invisibili ma decisivi: contributi previdenziali, costi amministrativi legati alla gestione del benefit, eventuali commissioni applicate dagli intermediari che gestiscono il sistema di erogazione e, non ultimo, l’IVA, se applicabile. La natura di questi costi aggiuntivi varia a seconda del tipo di benefit e del sistema di erogazione scelto, rendendo complessa una stima universale.

Inoltre, il dipendente non percepisce integralmente il valore del benefit. Nel nostro esempio, dei 200 euro iniziali, il lavoratore riceve circa 180 euro netti, a seguito di una trattenuta del 9%. Questa trattenuta, solitamente sotto forma di ritenute fiscali e contributive, riduce il valore percepito del benefit, creando una discrepanza tra il costo sostenuto dall’azienda e il beneficio effettivamente goduto dal dipendente. Questa discrepanza non è trascurabile e deve essere attentamente considerata nella pianificazione strategica del welfare aziendale.

In conclusione, l’analisi del costo dei fringe benefit richiede un’attenta valutazione di tutti i fattori coinvolti. Non basta considerare il valore nominale del benefit; è fondamentale includere tutti i costi accessori e le trattenute fiscali per ottenere una prospettiva completa e realistica. Solo una valutazione accurata può permettere alle aziende di scegliere i benefit più efficienti in termini di costi e benefici, garantendo al contempo una reale valorizzazione del pacchetto retributivo offerto ai propri dipendenti e ottimizzando gli investimenti in welfare. La trasparenza su questi aspetti è fondamentale per una corretta gestione del rapporto tra datore di lavoro e dipendente, evitando possibili fraintendimenti e assicurando la piena consapevolezza di entrambi le parti in gioco.