Perché si dice Ripasso?
Il Ripasso, tecnica tradizionale veronese, prevede una rifermentazione del Valpolicella sulle vinacce dellAmarone o del Recioto per 15-20 giorni. Questo contatto arricchisce il vino di aromi e struttura, donandogli maggiore complessità e un profilo organolettico più intenso.
Il Ripasso: un secondo respiro per il Valpolicella
Il nome “Ripasso” evoca immediatamente un’immagine di cura, di attenzione meticolosa, di un processo che non si accontenta del risultato iniziale, ma si spinge oltre, in cerca di una perfezione superiore. E in effetti, questa tecnica enologica tradizionale del veronese, applicata principalmente al Valpolicella, è proprio questo: un “ripasso”, un secondo passaggio, una fase aggiuntiva che trasforma un vino già degno di nota in un’esperienza sensoriale di livello superiore.
Non si tratta di un semplice “aggiustamento” o di una correzione di difetti. Il Ripasso è un’arte, un’operazione precisa e delicata che eleva il Valpolicella ad una categoria qualitativa superiore, donandogli una ricchezza e una complessità che difficilmente potrebbe raggiungere altrimenti. Il segreto risiede nella rifermentazione, un processo che prevede il contatto del vino Valpolicella giovane, ancora fresco e vibrante, con le vinacce dell’Amarone o del Recioto, dopo la pressatura di questi ultimi.
Queste vinacce, ricche di preziosi polifenoli, antociani e zuccheri residui, non sono semplici scarti di produzione, ma un vero e proprio tesoro di aromi e profumi intensi. Per 15-20 giorni, il Valpolicella “ripassa” su queste vinacce, subendo una seconda fermentazione alcolica. Questo contatto non è solo un’aggiunta di alcol, ma una vera e propria metamorfosi. Gli zuccheri residui nelle vinacce avviano una nuova fermentazione, donando al vino maggiore struttura, corpo e un’incredibile complessità aromatica.
Il risultato è un Valpolicella Ripasso di gran lunga superiore al Valpolicella tradizionale. Il suo profilo organolettico è più intenso, con note fruttate più mature e concentrate, sentori speziati e una maggiore persistenza gustativa. La struttura è più robusta, con tannini ben integrati e un’acidità vibrante che equilibra la morbidezza del palato. Non si tratta semplicemente di un vino più potente, ma di un vino più profondo, più ricco di sfumature e di storia.
La tecnica del Ripasso, quindi, non è solo una questione di tecnologia enologica, ma anche di tradizione e di rispetto per la materia prima. Rappresenta la capacità dell’uomo di interpretare la natura, di esaltarne le potenzialità e di trasformarla in un’opera d’arte, un calice che racconta secoli di storia e di passione vinicola veronese. Un calice che, sorseggiato con attenzione, rivela tutto il suo “ripasso”, la sua evoluzione, la sua anima.
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