Come si chiama la seconda fermentazione del vino?

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La seconda fermentazione, nel Metodo Charmat (o Martinotti), avviene in autoclavi dacciaio. Qui, a temperatura e pressione controllate, si aggiungono al vino lieviti naturali selezionati, innescando la trasformazione che conferisce le caratteristiche tipiche degli spumanti prodotti con questo metodo.

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L’Anima Spumeggiante: Svelando i Segreti della Seconda Fermentazione nel Metodo Charmat

La produzione di vino spumante è un’arte complessa, un’alchimia di sapienza enologica e pazienza millenaria. Mentre la prima fermentazione, quella alcolica, trasforma gli zuccheri del mosto in alcol, è la seconda fermentazione a conferire a questi netta ri, la loro caratteristica effervescenza, quell’anima spumeggiante che li contraddistingue. Ma come si chiama questa fase cruciale? Non esiste un nome specifico e univoco per essa, a differenza della prima fermentazione alcolica. La denominazione varia a seconda del metodo di produzione impiegato.

In questo articolo, ci focalizzeremo sul Metodo Charmat, o Metodo Martinotti, una tecnica che rappresenta una valida alternativa al più celebre Metodo Classico o Champenoise. È proprio nel Metodo Charmat che si osserva quella che comunemente viene definita “seconda fermentazione”, anche se, più precisamente, dovremmo parlare di fermentazione in autoclave.

A differenza del Metodo Classico, dove la rifermentazione avviene direttamente in bottiglia, nel Metodo Charmat il processo si svolge in grandi contenitori di acciaio inox: le autoclavi. Queste imponenti strutture, veri e propri reattori chimici controllati, permettono di gestire con precisione temperatura e pressione, parametri fondamentali per la riuscita della spumantizzazione.

Il vino base, già fermentato e pronto, viene immesso nelle autoclavi. A questo punto, si aggiunge una piccola quantità di liqueur de tirage, una miscela di vino e zucchero, in cui sono presenti lieviti selezionati. Questi microorganismi, veri e propri architetti della spuma, attivano la seconda fermentazione trasformando lo zucchero aggiunto in anidride carbonica. È proprio questa CO2, intrappolata nel liquido sotto pressione, a conferire al vino la sua caratteristica effervescenza.

La durata di questa fermentazione in autoclave è generalmente più breve rispetto al Metodo Classico, variando da poche settimane a qualche mese. Una volta completata la rifermentazione, il vino viene filtrato per rimuovere i lieviti e stabilizzato, prima di essere imbottigliato.

Il Metodo Charmat, grazie alla sua efficienza e velocità, permette di produrre spumanti con un’ottima qualità e un costo inferiore rispetto al Metodo Classico. La minore permanenza sui lieviti, però, si traduce in un profilo aromatico generalmente meno complesso e strutturato rispetto agli spumanti Metodo Classico, ma non per questo meno apprezzato. La sua freschezza, la sua vivacità e la sua immediatezza lo rendono un’ottima scelta per molti consumatori.

In conclusione, pur non esistendo un nome specifico per la seconda fermentazione nel Metodo Charmat, la definizione più appropriata rimane fermentazione in autoclave. Questo processo, svolto in condizioni controllate, è fondamentale per trasformare un vino tranquillo in uno spumante, regalandoci la gioia di un calice frizzante e ricco di profumi.